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FMI cieca e immobile? La colpa è della base La lettera di un appassionato evidenzia le colpe di piloti, affiliati, motoclub.

FMI

Scrive Raffaele Butom: «I piloti si vendono per un treno di gomme, i motoclub si vendono al miglior offerente per un raduno interregionale e gli iscritti fanno la tessera FMI solo per avere qualche sconto qua e là. Nessuno vede o si interessa a cosa è successo nel nostro ambiente a causa delle  incompetenze e dei comportamenti discutibili degli ultimi due presidenti».

Dopo i nostri articoli sulla profonda crisi che sta vivendo la FMI abbiamo ricevuto molte telefonate, messaggi e mail di appartenenti alla Federazione o ex affiliati. Tutti ci hanno confermato che la situazione è anche peggiore rispetto a quanto denunciato inizialmente dal nostro lettore Claudio Callegaro lo scorso maggio, la cui lettera ha dato il via alla nostra inchiesta. Purtroppo, praticamente tutti quelli che ci contattano hanno “paura” ad esporsi, proprio per non subire le conseguenze del famigerato “Codice Etico”. che, come abbiamo visto, in FMI viene usato solo per colpire chi si ribella mentre i dirigenti sembra possano godere di una sorta di “immunità” auto-conferita.

codice etico FMI

Ma fra questi c’è anche chi ha il coraggio di rompere il muro dell’omertà ed esprimere il suo punto di vista alla luce del sole. Si chiama Raffaele Butom e questa che segue è la sua mail.

La mail di Raffaele Butom:

Ho conosciuto da poco Motospia, ho letto gli articoli riguardanti la FMI e la sua gestione dello sport e del motociclismo in generale e vorrei aggiungere delle considerazioni.

Specifico che mi ritengo abbastanza dentro a questo ambiente, da circa trent’anni, sempre a titolo non professionistico per fortuna. Ho potuto vivere diversi aspetti del motociclismo e da quasi sessanta continuo ad usare una moto. Non pretendo che le mie considerazioni siano il verbo della verità assoluta, ma credo che siano almeno “collocabili” nell’attuale situazione.

La base si merita di essere trattata così, perché pensa solo agli interessi personali.

Parto dall’articolo in cui si parla del bavaglio che la FMI impone alla base con la scusa del Codice Etico e il mio pensiero, in sintesi, è: ben gli sta!

Si, la base se lo merita proprio che venga trattata così. Da anni, o meglio, da quadrienni, la cosiddetta base non fa altro che assecondare tutte le scelte incompetenti e i comportamenti discutibili che hanno caratterizzato le ere dei due ultimi presidenti. La struttura FMI non è altro che la rappresentazione di serietà e affidabilità della base, composta da tre soggetti costituiti da persone che, fedeli all’italica attitudine di non vedere più in lа del suo naso, campa in due modi, presenti trasversalmente nelle tre entità: o si disinteressano di quello che accade o cercano il loro personalissimo tornaconto.

Le tre entità, i motociclisti impegnati a titolo agonistico nelle varie discipline, quelli che rappresentano l’utenza e i motoclub che li affiliano, ognuna a suo modo campano solo del loro egoismo o della loro cecità, a seconda dei casi. 

I motoclub che pensano alla promozione del motociclismo sconfortati chiudono i battenti. 

I possessori di licenza, o hanno la loro disponibilità economica e quindi fino a che ritengono che i costi siano compatibili con la loro visione ludica dello sport lo praticano, ma se le spese salgono troppo chiudono il rubinetto e buonanotte al secchio. Oppure sono dei dipendenti da adrenalina da pista e si svendono per un treno di gomme. 

Gli utenti, semmai fanno una tessera federale, è solo per avere qualche sconto qui e là, oppure fanno motoraduni dove si discute di come si mangiava meglio l’anno prima. 

I motoclub, o hanno nel loro DNA la promozione della moto e ovviamente sconfortati da quello che accade chiudono i battenti se non sono sostenuti da qualcosa a livello locale, oppure hanno quello dell’autoreferenza per il quale vendono al miglior offerente (quest’anno poi ce n’era uno solo…) i loro voti per essere certi dell’assegnazione del consueto motoraduno interregionale che gli assicura ogni anno vasta eco e popolarità nel loro comune e persino nei due o tre confinanti.

A questo punto, a quelle appena fatte, unisco altre considerazioni, legate invece all’articolo che riguarda l’emorragia di tessere e licenze.

Penso che alla FMI non si possa addossare, in modo diretto, la responsabilità del calo. I motociclisti diminuiscono perché non c’è più ricambio. Ai 16enni oggi interessa lo smartphone e il PC, la moto per loro è solo un’alternativa “smart” al mezzo pubblico in attesa della macchina.

La colpa non da poco della FMI è però quella di non sapere cosa fare di buono con quei pochi a cui va ancora di fare qualcosa per i pochissimi che sono rimasti. E qui si aprirebbe un mondo di cose fatte in modo pessimo o non fatte per nulla.

In un altro articolo si citavano le due esperienze del Team Italia, quella degli anni 80 e quello più recente. La miopia federale c’era già nella prima versione, solo che a quei tempi i soldi giravano e nessuno di quelli che dovevano ha fatto caso a chi cominciava ad avere teorie sulla passione e su come sfruttarla, poi messe in pratica negli anni 90. 

Poi la miopia in FMI è diventata cecità già nel periodo del secondo Team Italia.

Il secondo Team Italia poi è stata la riprova che la miopia era diventata cecità. La sciagurata gestione federale di quel presidente — Sesti n.d.r. —, che io considero il “paziente zero” del virus che ha dato il colpo di grazia al nostro sport, non fu altro che la dimostrazione che le moto sono sempre state considerate delle vacche da mungere. E infatti, ora, che il periodo è di vacche magre, i secchi restano vuoti e l’attuale presidente — Giovanni Copioli, n.d.r. — pensa solo a venire bene in fotografia. 

FMI
Gli ultimi due presidenti FMI: Paolo Sesti, a sinistra, il “paziente zero” del virus, e Giovanni Copioli.

 

Quando qualcuno gli ricorda, credo ne abbia bisogno di frequente, che è lui che dovrebbe dirigere il caseificio, ha solo reazioni isteriche, quando gli inviti sono sgarbati o uscite da operetta come quelle contenute nel discorso all’assemblea del 1° novembre. Questo perché non sa nemmeno dove sono le stalle.

Soluzioni? Non ce ne sono finché il bambino continuerà a vivere dell’acqua avvelenata.

Soluzioni? Non ce ne sono fino a quando il bambino continuerà a vivere in simbiosi con l’acqua sporca e continuerà a nutrirsi del liquido che lo avvelena. La dimostrazione di questa raccapricciante agonia c’è stata nel primo lock-down. Sembrava dovesse esserci una sommossa popolare perché l’attività sportiva era stata fermata e gli allenamenti permessi solo agli atleti di interesse nazionale. 

Ma cosa c’era da allenarsi a tutti i costi? Per prepararsi a campionati dove vinci la Coppa del Nonno e ci metti soldi a fondo perduto? Va bene, se vuoi fallo pure. Ma non in un momento quando, se per un colpo di sfiga devi andare in ospedale per due punti o un’ingessatura, rischi di contagiarti e vai a scassare le scatole a medici che in quel momento devono decidere chi far vivere e chi morire perché non hanno mezzi sufficienti per tutti!

Se non pensi a questo sei proprio un deficiente. Per forza che poi “quelli là” fanno quello che gli pare, tanto sanno di avere a che fare con elementi del genere…

In trent’anni solo una volta la base FMI si è ribellata.

Solo una volta, a quanto ne so e qui chiudo, la “base” è riuscita a imporsi in trent’anni che frequento questo ambiente. Quando anni fa, all’ultima prova dell’Italiano Supermoto non si presentò nessuno per protesta contro il caro-gomme selvaggio. 

Il vecchio presidente, il “paziente zero” citato prima, era verde di bile. Ma l’anno successivo ci fu il monogomma, a prezzo molto più accessibile e numero contingentato. Si ottenne qualcosa.

Nella Milano asburgica, i cittadini per protesta contro il rincaro del tabacco smisero di fumare. Ci si comporti allo stesso modo se si sente tanto l’oppressione federale, altrimenti si taccia e si continui a cacciar soldi. 

Tanto chi pratica lo sport per diletto per un anno può anche andare a pescare. E per chi è realmente una promessa del motociclismo e non un “puf”, parliamoci chiaro, un anno prima o uno dopo non cambierà nulla. 

Cambierà però, forse, la risposta che si darà alla “base” e sottolineo forse. Sicuro è che se continuerà cosi, non solo andrà come dissero al Barone di Salina, che nulla cambierà, ma avremo anche la beffa di vedere negata perfino l’apparenza del cambiamento. Contenti voi…

Raffaele Butom

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