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Codice etico FMI: un bavaglio per gli associati, un’arma per i vertici In FMI i dirigenti bastonano la base e assolvono se stessi

codice etico FMI

Dopo i nostri articoli sulla FMI ci chiamano e ci scrivono in privato molti affiliati che condividono in pieno i nostri scritti. Ma non possono farlo pubblicamente. Perché con il codice Etico FMI è stato messo un bavaglio a tutti. Siamo sicuri che queste norme favoriscano lo sviluppo del nostro mondo? E, soprattutto, siamo sicuri che non vengano usate per difendere le poltrone a scapito degli interessi di tutti gli affiliati, e dell’intero movimento del motociclismo sportivo?

Da qualche tempo stiamo scrivendo cose che nessuno ha il coraggio di scrivere sulla FMI. Né gli altri organi di stampa, né chi nella FMI è iscritto e/o lavora. Però molti affiliati ci scrivono o ci chiamano in privato per solidarizzare con i nostri articoli e aggiungere commenti, racconti, suggerimenti e critiche forse anche più “pesanti” di quelle mosse da noi o dai pochissimi che hanno il coraggio di esporsi. Ma avviene tutto in privato perché oggi un iscritto FMI rischia la sospensione della tessera o addirittura il ritiro della stessa anche solo mettendo un “like” su facebook ad un post in cui sia espressa una critica alla FMI stessa. Perché lo scorso agosto il Consiglio Federale ha approvato il Codice Etico FMI.

Il Codice Etico è un bellissimo documento, ma se viene usato per reprimere diventa il contrario di ciò che dovrebbe essere.

Un bellissimo documento, pieno di belle intenzioni e norme, tutte ispirate a criteri di sportività, lealtà, correttezza, trasparenza, rispetto, ecc ecc. Ma all’interno del quale si nasconde una norma che nelle mani sbagliate diventa strumento di repressione: si tratta dell’articolo 12, che al comma 5 prescrive:

 “Gli Affiliati devono dimostrare in ogni circostanza esemplare rettitudine e moralità, instaurando rapporti di leale e schietta collaborazione, astenendosi dall’esprimere pubblicamente e tramite social network giudizi sull’operato di altri appartenenti alla FMI, nonché in merito a manifestazioni dalla stessa organizzate”.

codice etico FMI

Capirete bene che una norma di così “alto” spessore, nelle mani di chi può avere l’obiettivo di mettere a tacere ogni tentativo di critica, diventa un’arma potentissima. E dobbiamo dire che, purtroppo, chiunque frequenti gli ambienti della FMI ai livelli più bassi, quelli dove si lavora veramente per passione e nient’altro, sa benissimo quale clima di terrore sia stato instaurato fra gli affiliati con questa norma.

Abbiamo già scritto di un giornalista trentino a cui è stata sospesa la tessera FMI per 9 mesi solo perché aveva avuto il coraggio e l’onestà professionale di scrivere sul suo giornale che una gara FMI era stata organizzata peggio di un’altra (non FMI)… Roba da periodo più buio della Santa Inquisizione.

Insomma, se vuoi conservare la tua tessera in FMI non puoi criticare nessuno pubblicamente. Prendere o lasciare.

In teoria questa norma, come tutte le altre del Codice Etico, dovrebbe favorire quelli che devono essere i compiti istituzionali di una federazione, cioè supportare la crescita sana del movimento, innalzare il livello del dibattito interno, far aumentare il numero di tesserati e praticanti del nostro sport.

Ma se chi gestisce il potere la usa in modo “personalistico”, una norma come questa diventa uno strumento infallibile solo per proteggere la poltrona di chi lo usa.

E il dubbio che stia succedendo questo è forte. Perché se da un lato abbiamo prove che il Codice Etico è sbattuto in faccia agli affiliati, ai licenziati, ai Moto Club, ai fornitori, ai collaboratori e ai dipendenti di basso e medio livello, dall’altro vediamo che il Presidente e il Consiglio Federale possono tranquillamente disattendere altre norme del Codice stesso. 

Ad esempio, abbiamo scritto proprio la settimana scorsa dei dati errati pubblicati nel resoconto del quadriennio 2017-2020. Un errore che, Codice alla mano, trasgredisce alla norma contenuta nell’articolo 8 (Doveri di Correttezza e Lealtà), che alla lettera “C” recita:

“La FMI, riconoscendo ai media un ruolo fondamentale nel processo di trasferimento delle informazioni, si impegna affinché le comunicazioni verso l’esterno siano chiare, veritiere, corrette, non ambigue e conformi alle proprie politiche e strategie. La FMI si impegna ad informare costantemente tutti i portatori di interesse, direttamente o indirettamente, sulla propria attività e sui possibili effetti per la collettività. Non è consentito intrattenere rapporti con organi di stampa o con altri mezzi di informazione, riguardanti le attività della FMI, salvo il caso di espresse autorizzazioni da parte del responsabile dell’ufficio o dell’organo federale di appartenenza. Non è assolutamente consentito rilasciare affermazioni o comunicati che possano in qualsiasi modo ledere l’immagine della FMI.”

 

Quindi, chi ha approvato quel documento (il Consiglio Federale, più il Segretario Generale Alberto Rinaldelli) è contravvenuto all’articolo 8 comma C del Codice Etico FMI.

A protezione del Codice dovrebbe intervenire L’Organismo di Vigilanza e Garanzia (OVG) e/o il Procuratore Federale.  Ma l’OVG  è composto da Alberto Rinaldelli e da due professionisti che collaborano con la FMI, Marco Perciballi, ed Ernesto Russo. Insomma, siamo nel campo di un pieno conflitto di interessi (anche questo vietato dal Codice Etico), con il controllore che dovrebbe indagare su se stesso o su chi lo nomina.

Vabbé, direte voi, nessuna paura. C’è anche la Procura Federale che può muoversi. 

E già, se non fosse che anche Il procuratore federale (Antonio De Girolamo nel nostro caso), è eletto dal consiglio federale su proposta del Presidente. Un vero e proprio corto circuito istituzionale!

Insomma, per concludere: attualmente  in FMI sono tutti muti e camminano spalle al muro o, meglio ancora nascosti negli angoli. Si fa quello che vogliono il Presidente, il Consiglio e il Direttore Generale. Qualsiasi voce contraria è soffocata per “statuto”. E su qualsiasi “errore” commesso dal Presidente, dal Consiglio o dal Direttore Generale cala subito il buio e il silenzio.

In definitiva, un bellissimo ambiente, dove, per usare le parole stampate a chiare lettere a pagina 1 del Codice Etico FMI, si persegue “il rispetto della legge, di lealtà, di correttezza professionale ed efficienza economica sia nei rapporti interni che in quelli esterni, al fine di favorire indirizzi univoci di comportamento volti alla soddisfazione delle esigenze dei portatori di interesse ed al consolidamento di una positiva reputazione dell’immagine federale”.

Il clima perfetto per far crescere il movimento. Che infatti sta crollando.

I commenti dei lettori

Da: Guido
A casa mia tutto ciò si chiama “comportamento mafioso” e meno male che Copioli era il rappresentante degli enduristi!!!!!!!!
Sarebbe bello trovare un avvocato che li denunciasse, perché anche nello statuto del Coni del 2018 ci sono divieti che sono assolutamente vessatori ed illegali.

Da: Enrico
A Cosa serve il codice etico, in una attività sportiva ??????
Per giunta in una attività che si muove con i mezzi a motore su due o quattro ruote!!
Lo statuto del coni e di tutte le federazioni sportive prevede norme di tutela per i propri praticanti iper i dirigenti dei club e delle federazioni relative.

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