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Piaggio, un finanziamento dalla BEI per l’innovazione (e i contenziosi)

FINANZIAMENTO BEI

Finanziamento Bei. Poco prima delle vacanze estive il gruppo Piaggio ha ricevuto un finanziamento a buon mercato per investimenti in ricerca di circa 70 milioni di Euro. Saranno il seme per le innovazioni motociclistiche del futuro o più prosaicamente un utile aiutino per i dividendi alla famiglia Colaninno e agli altri azionisti?

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Se per gli individui settembre è spesso il mese in cui si devono fare i conti con gli addebiti selvaggi della carta di credito legati alle vacanze, per le aziende non è così. Piaggio ad esempio a luglio ha ricevuto un pensierino dalla Banca Europea degli Investimenti (la BEI): l’azienda di Pontedera ha infatti sottoscritto un contratto di finanziamento da rimborsare in 7 anni, per un ammontare di 70 milioni di Euro, alle consuete condizioni vantaggiose dell’ente, la cui finalità è proprio quella di mettere a disposizione capitale a buon mercato per scopi nobili come la ricerca e l’innovazione.

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La Vespa Elettrica, forse l’unico prodotto veramente innovativo lanciato da Piaggio negli ultimi anni

Fino a qui niente di cui valga la pena di parlare, le aziende fanno operazioni di questo tipo continuamente e la BEI è per missione la controparte perfetta (peraltro aveva già prestato sempre a Piaggio altri 60 milioni nel 2012). Quello che interessa a noi motociclisti è dove vanno a finire questi denari. Innovazione è un concetto molto ampio, e probabilmente voi centauri a spasso per le strade vi immaginate questi soldi (tanti, ma non tantissimi per un gruppo industriale grande come Piaggio) spesi nello sviluppo di moto più sicure, fatte di materiali a basso impatto ambientale e con ciclistiche e propulsori rivoluzionari. E infatti, per usare le parole del comunicato stampa, “il contratto di finanziamento siglato con BEI supporterà lo sviluppo di innovative soluzioni tecnologiche, di prodotto e di processo nelle aree della sicurezza attiva e passiva e della sostenibilità (compresi i propulsori elettrici e la riduzione dei consumi nei motori termici) finalizzati al rafforzamento della gamma prodotti scooter, moto e veicoli commerciali”. Inoltre, questi investimenti saranno concentrati nei siti italiani del gruppo, quindi sparsi (si spera) tra Pontedera, Mandello e Noale/Scorzè.

Attenzione però, come diceva un noto politico nostrano del secolo scorso, la situazione è un po’ più complessa.

Partiamo dalla destinazione dei fondi. Nel bilancio 2018 del gruppo, Piaggio segnalava l’intenzione di ampliare la presenza di Piaggio Fast Forward (PFF, il più avanzato centro di ricerca sulla mobilità del futuro del gruppo) a Boston con un nuovo stabilimento di circa 1.000 metri quadri. Come si parla questa dichiarazione con l’intento di rafforzare la ricerca made in Italy con il nuovo finanziamento?

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Uno dei progetti di PFF, il centro di ricerca Piaggio di Boston che secondo il bilancio di gruppo 2018 sarà oggetto di un significativo ampliamento. A discapito forse di Pontedera, Mandello e Noale/Scorzè

Anche sul lato delle aree di ricerca e sviluppo abbiamo qualche piccola perplessità. Sempre nel bilancio dell’anno scorso la società spiegava che gli investimenti passati sono stati principalmente volti allo sviluppo di nuovi prodotti e face-lifting di prodotti esistenti e al miglioramento e ammodernamento dell’attuale capacità produttiva. Vista con gli occhi dello hooligan della motocicletta (o dello scooter) invece che da analisti finanziari, la frase che avete appena letto non è incoraggiante, specie se si pensa che a parte la Vespa Elettrica  a Pontedera non hanno partorito idee particolarmente innovative. Vuol dire tra le righe che i soldi fino all’anno scorso sono stati spesi per pensare a scocche di forma leggermente diversa per le Vespa, per aggiornare il propulsore 300cc della GTS , per partorire dei nuovi kit estetici per la V7 , per ammodernare gli impianti – e magari in qualche caso metterli in regola con le normative sulla sicurezza – oppure, concedeteci una battuta, per rinfrescare la vernice della gabbia di acciaio dentro cui fino ad oggi è stata messa a tutti i saloni la MGX 21 Flying Fortress  (visti i volumi di vendita difficile che ci sia la fila per portarla via, suggeriamo un cambio di scenografia).

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La Moto Guzzi V7 III, apprezzata sul mercato ma non proprio un esempio dell’innovazione di prodotto

Nulla che stravolgerà il motociclismo per come lo conoscete oggi, quindi. Siamo sicuri che ci sia tutta questa tensione verso l’innovazione? Non fraintendete, nessuno mette in discussione la qualità di prodotti come la V85TT  o la Aprilia Tuono fresca di trionfo a Pikes Peak , e nemmeno della mitica Ape Calessino (quasi nessuno ve lo dice, ma in realtà il motore della crescita del gruppo Piaggio sono i veicoli commerciali, soprattutto in Asia). Solo che in un mercato dove H-D esce con una motocicletta elettrica probabilmente competitiva e la mobilità urbana guarda a scooter sharing e altre forme di trasporto, forse a Pontedera dovrebbero osare un po’ di più e mettersi alla testa del treno della ricerca, non accontentarsi di essere un vagoncino a metà convoglio. I volumi di vendita sono lontani da quelli della competizione, soprattutto di quella dei giganti asiatici, ma la tradizione dei marchi del Gruppo (Piaggio, Vespa, Guzzi e Aprilia ma anche Gilera e la dimenticata Laverda) ha un peso specifico di tutto rispetto.

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L’Ape, un veicolo semplice ma geniale che conquista l’Asia. Moderna nei propulsori, ma il resto è solo face-lifts dai tempi del miracolo economico.

L’augurio che facciamo al Gruppo Piaggio è che questi 70 milioni del finanziamento BEI raccolti a buon mercato vengano utilizzati per innovazioni degne di questo nome e all’altezza dei marchi che campeggiano sulla carta intestata del gruppo e che non servano unicamente a preservare il dividendo per azione alla IMMSI della famiglia Colaninno, a Diego della Valle e agli altri piccoli azionisti, dividendo peraltro aumentato del 63% nell’ultimo anno. Anche se in realtà 7,6 milioni di euro prenderanno probabilmente la strada del tribunale vista la recente sentenza di primo grado sfavorevole relativa a una causa del 2009 con un fornitore.

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