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La buona officina (parte 3): come potrebbe essere riscritta

Anche per la buona officina in Italia si usa così: fatta la legge, trovato l’inganno.

I possessori di requisito sono sempre meno, è difficile fondare una società che duri almeno tre anni, è economicamente impossibile sostenere le spese per mantenere un dipendente, e … siccome, nonostante il Governo deve lavorare e vivere, chi è capace di fare il meccatronico individua la soluzione tra:

a) denuncia di iniziare l’attività per fare i tagliandi e lavare i veicoli. Poi se scappa di fare una riparazione, la si farà …

b) se invece il meccanico ha un estro sportivo può operare ogni genere di riparazione, modifica, elaborazione senza limiti, purché lo faccia su veicoli che circolino solo su suolo privato ovvero non immatricolati. Ma il furbo, iniquo, STATO per incassare più soldi, dal 2005 obbliga comunque al pagamento della tassa di possesso tutti gli autoveicoli/motoveicoli immatricolati e immatricolabili, e per non pagare il bollo su una moto o un’auto da corsa, questi devono essere costruiti solo per competizione: ovvero mai immatricolabili. Ovviamente la crisi ha aiutato il preparatore (così si chiamano i meccanici per veicoli da competizione) a diventare “elastico” nei confronti di clienti che si presentano con mezzi immatricolati, perfino per eseguire semplici riparazioni …

c) un’altra categoria sono i customizer. Si tratta di meccanici con un gusto per l’estetica che producono vere e proprie sculture: le possiamo ammirare nelle fiere, sulle riviste, nelle vetrine dei negozi in centro e talvolta come insegna di esercizio. Quasi tutte queste sculture sono prive dei più elementari organi di funzionamento: sono inutili orpelli se lo scopo è l’esposizione statica. Quello che sempre più spesso circola per le strade sono invece autoveicoli con modifiche estetiche, più di rado meccaniche, modificate in officine regolari per soli lavori di carpenteria o lattoneria: l’artigiano fabbro, per capirci. Per diminuire i rischi di essere colti, a un casuale controllo, in difetto, durante la lavorazione vengono rimosse le targhe che a fine lavorazione vengono rimontate.

In tutte queste realtà i meccanici che vi operano sono per lo più persone responsabili, appassionate e, dopo averci provato, anche disilluse dei facili guadagni, ma per lo Stato rimangono … privi di requisito per la buona officina.

La 122 favorevole al cittadino porterebbe vantaggi tangibili a tutti.

I passi da compiere:

1) considerando la penuria di meccanici con requisito per la buoan officina, la priorità è di restituire il requisito a chi l’ha perso in attività analoghe: si potrebbe estendere il periodo di osservazione a 25 anni, ma nel contempo aumentare il periodo di formazione (…avere esercitato l’attività di autoriparazione, alle dipendenze di imprese operanti nel settore nell’arco degli ultimi venticinque anni o come operaio qualificato per almeno cinque anni…).

2) si potrebbe proporre a chiunque se la sentisse di “diventare meccanico” di sostenere un durissimo esame: il titolo conseguito dovrebbe però essere superiore e non raggiungibile da altri titoli. Es.: ad oggi per la legge attuale il titolo più prestante è la laurea in ingegneria meccanica o elettronica che invece abbiamo visto essere inutile al fine della riparazione di autoveicoli. Esame che potrebbe essere sostenuto anche da persone che già hanno il requisito per dar loro la possibilità di rafforzare la loro posizione allineandola ai nuovi arrivati.

3) definire le categorie per il quale il requisito della buona officina è valido con un criterio tecnologico, simile alle licenze di guida erogate dal Dipartimento dei Trasporti:

3A) tutti i motoveicoli: ciclomotori, motociclette, motocarrozzette, motocarri, quadricicli; in altre parole tutti i targati con targa piccola.

3B) tutti i veicoli a targa grande con massimo 3500kg di massa complessiva.

3C) tutti i veicoli a targa grande da 3500kg di massa complessiva in su, rimorchi, mezzi agricoli targati.

buona officina
la BUONA OFFICINA lavora così, rispetta l’ambiente e contribuisce al benessere di tutti

Sarà quindi necessario limitare il requisito alla persona e all’attività. Alcuni esempi:

– un meccanico che negli ultimi 25 anni ha praticato in più categorie, in ogni caso avrà il requisito per una sola categoria: quella dove ha operato per più tempo, minimo 5 anni.

– un’officina che verrà aperta o una che continua ad operare non potrà scegliere a caso la categoria: sarà sufficiente possedere l’attrezzatura e un meccanico con requisito per una categoria. In altre parole non sarà possibile per un officina avere più categorie, ma si dovrà scegliere se operare su moto o su automobili o su camion.

All’interno della categoria scelta, per la buona officina si potrà però allargare a competenze fin’ora rimaste marginali: ad es. un gommista potrà riparare motori, una carrozzeria potrà sostituire gomme, ecc.

4) eliminare i percorsi alternativi per facilitare l’ottenimento del requisito per la buona officina: dovrebbe ormai essere chiaro che nessun tipo di formazione scolastica può sostituire l’apprendimento reale della pratica a bottega. Le scuole e gli atenei potranno quindi continuare nella loro mission, ma senza dare la possibilità di ridurre il periodo necessario all’ottenimento del requisito.

5) limitare le operazioni eseguibili da chiunque non abbia il requisito alla sola aggiunta di fluidi: dall’olio al liquido di raffreddamento, dal liquido per i tergicristalli alla pressione gomme, ecc.: in alcuni casi si tratta già di operazioni a rischio!

6) aumentare i controlli con semplici strumenti di verifica in loco per scovare gli abusivi infine restituirà almeno in parte l’autorevolezza propria delle istituzioni. Verificare in Camera di Commercio e al Registro delle Imprese tutte le attività con attinenza al mondo automotive e prive di requisito è un buon inizio. Facile trovare un’attività di semplice manutenzione o commercio di parti che durante una visita delle forze dell’ordine invece nasconde una vera e propria attività di riparazione.

la “CATTIVA OFFICINA” è costretta a lavorare così, inquinando il pianeta e lasciando ai vostri figli un mondo peggiore.

Per quanto sia vera l’affermazione che “la legge non ammette ignoranza”, oggi si punisce anche il cittadino ignaro di aver acquistato un bene o un servizio da un irregolare, ma senza dare strumenti allo stesso cittadino per verificare l’effettiva attività regolare del fornitore di buona officina.

Può esserlo lo scontrino fiscale o la ricevuta, ma dite che un utente della strada, motociclista, scooterista o automobilista, non vorrebbe sapere prima (di entrare a chiedere se è possibile effettuare una riparazione) se l’azienda alla quale si sta rivolgendo è in regola con tutto?

Banale esempio nel nostro ristretto campo di interesse, ma proviamo ad estenderlo a tutti i beni e servizi…

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