Motospia

Turismo in moto in tempi di guerra

Yamaha Supertenerè ZE 1200 dietro

Le considerazioni di Massimo Ferrara, il viaggiatore, a casa come tutti noi, sul momento difficile che stiamo passando: i sogni, i viaggi, le moto ma non solo. Per non fermarsi mai.

Non e’ facile cambiare il proprio stile di vita, non sarà facile accettare di vivere per almeno alcuni mesi in una maniera diversa, ma non abbiamo alternative se ci teniamo alla nostra collettiva incolumità. È arrivato il virus, non ci si può spostare se non per necessità o per andare a lavorare. Io sono un grande estimatore dell’andare al lavoro in moto, ma ho deciso di non farlo perché non riuscirei mai nell’intento di usare la moto come mezzo di trasporto: per fare 4.1 km che mi separano dal posto di lavoro ne faccio molti di più. 

 

Gli itinerari sono molteplici ma voglio presentarvi l’esempio del più classico dei tragitti che appena si allungano le giornate faccio anche al ritorno a casa percorrendo 44.5 km invece di 4.1… Posso immaginare che sembra una cosa folle, ma in questo piccolo gesto quotidiano c’è tutto quello di cui io ho bisogno. Una bella strada, che parte da da casa mia, un bel misto guidato in collina, un po’ di traffico perché arrivato a Macerata per scendere c’è anche quello (che serve a ricordarmi ogni giorno che non tutto può essere bello e facile) e poi un po’ di superstrada dove tutti i pensieri raccolti nel tragitto vengono messi meglio a fuoco.

Non sono qui per insegnare niente, sono qui a condividere emozioni e stati d’animo. Quando arrivo in azienda la prima cosa che devo avere sotto mano è un foglio di carta e una penna perché capita raramente che ho messo il focus su un solo argomento, sono sempre almeno 3 o 4. Mi serve un appunto rapido, mandare una mail a tizio, alzare quel prezzo, cambiare quel processo produttivo, dove posso migliorare…forse devo ringraziare quella persona etc. Dicono che quando stai per morire o ti capita un evento estremo ti passa tutta la vita davanti in un attimo.

Quando esco di prima mattina in moto nel momento in cui per via del mio metabolismo ad innesto rapido la mia mente è al massimo dei giri rielaboro rapidamente tantissime informazioni con un processo che parte da confusionario al massimo nel primo tratto di strada più impegnativo e diventa più chiaro quando finisco in superstrada e riesco a unire tutti i puntini emersi con delle righe. Non sempre produco poi qualcosa di significativo, alle volte ho avuto talmente tanti pensieri che non metto a fuoco niente, arrivo e magari vengo “aggredito” da un collega che mi spara al volo alcune problematiche insorte e mi dimentico tutto senza dimenticare nulla, perché sicuramente quella parte del mio sub inconscio tornerà fuori appena si verificheranno di nuovo le stesse condizioni di pace mentale.

Ho parlato e scritto spesso di moto terapia e ora che sono in astinenza forzata, ne sento tanto la mancanza. Mi conforta aver girato tanto, 1.200.000 km in moto (per la precisione sono a 1.191.000), e in questi giorni di astinenza moto turistica mi basta pensare e aprire la mente all’infinità di ricordi che girano per gli hard disk del mio cervello. Sono consapevole che ai più il mio stile di vita sembra bizzarro e sinceramente mi interessa poco del giudizio degli altri, ma voglio dare qualche spunto di riflessione in più prima di subire la mannaia del giudizio popolare.

Un milione di chilometri APRILIA PEGASO CUBE 650
Perché lo fai è la più semplice delle domande, e la risposta è perché mi piace, mi piace la mia vita mi piace viaggiare e viaggiare non è solo pianificare un viaggio in nord Europa, viaggiare è anche vestirsi con l’armatura per andare semplicemente a lavorare e aspettare sempre con ansia la giornata in cui magari c’è da portare velocemente un campione in visione ad un cliente e allora ti rivesti e salti in moto, oppure quei periodi di lavoro un po’ più tranquillo come quello pre virus in cui magari a pranzo uscivo un paio di ore a fare terapia, anche in questo caso i i giri sono molti, ma ne voglio condividere uno molto ben collaudato

Un paio di ore, più o meno, e la giornata da stressante diventa stimolante, e d’estate rubo un mezz’ora al lavoro, esco alle 18 e cosi invece di rientrare… allargo il raggio.

Una domanda ricorrente nella mia vita e’ sempre stata come fai a fare cosi tanti km, ma non lavori? Veramente lavoro molte più ore della media nazionale, il punto e’ che io nella vita oltre al lavoro vado in moto, è una ragione di vita, tutti gli altri hobby sono marginali rispetto a lei. E ora c’è questa importante prova della vita che ci costringe a non usarla, come atto di responsabilità importantissimo. Oltre ad andare al lavoro (perché consentito per ora) torno a casa e lì resto. Nessuno sgarro e non posso pensare di andare al lavoro in moto perchè non sarei in grado di fare l’itinerario giusto e anche facendolo correrei più rischi rispetto all’auto di andare a sollecitare un sistema sanitario che già è sovraccarico di lavoro.
Chi avrebbe mai immaginato di dover passare i week end chiusi in casa a fantasticare sui viaggi futuri, sui viaggi passati e tutto il resto?

Cambiare moto ai tempi del Covid-19.

Mi sono anche concesso il lusso di vendere la KTM 790S, moto fantastica ma dal carattere ready to race, per virare su una Bmw Gs800 Adventure. La mia scelta non ha mancato di scatenare una serie di commenti negativi, in primis perché parliamo di un modello di scarso successo commerciale, in seconda battuta perché qualcuno crede che io abbia qualcosa contro i prodotti Bmw a priori. Niente di più sbagliato, sono anni che faccio turismo e amo le maxienduro, sono anni che il Gs 1100\1200\1200lc\1250 è lì che viene magnificato come la moto perfetta per fare tutto e sono anni che invece a me non convince, soprattutto perché costa troppo (ma anche il Gs800 Adv costava troppo al tempo, infatti io la prendo usata con 17.000 km, per me praticamente nuova, e l’ho pagata poco più della metà di quello che costava 3 anni fa).

Già nel 2014 dopo la prima Superténéré avevo pensato a questa moto, ma quando per passare da una 1200 a una 800 mi hanno chiesto 5000 Euro di differenza ho detto no grazie. Alla seconda Superténéré, nel 2016, secondo impulso la prendo… sembra la moto totale: autonomia, protezione, 21” all’anteriore, motore Rotax che e’ un mulo con 85 CV (pure troppi…) e altra freddura perchè mi chiedono di aggiungere 5000 Euro.

Ma ora, dopo aver litigato con il motore della 790 che voleva tanti giri mentre io voglio il motore sotto, approfitto dell’inverno e un paio di mesi fa’ mi metto a ragionare su questa moto, nel frattempo dai miei pensieri passati c’è stato anche un importante upgrade tecnico prima della per niente interessante (a mio avviso) 850 con motore cinese fatta dalla ottima Loncin, che ha un motore con erogazione appuntita come la 790 KTM sull’altare di allunghi portentosi e con quei 20 CV in più si sacrificano i bassi regimi.

Le ultime 800 con omologazione euro 4 sono molto migliorate in tanti particolari e come tutte le moto fine serie hanno anche una notevole affidabilità. Le GS800 avendo anche un motore “mulo” come il Rotax sono nate bene, ma avevano come tutte le moto qualche piccola debolezza risolta con il tempo. Mi metto in garage quindi una moto matura che in teoria potrebbe essere il mezzo giusto per l’avventura e il viaggio e perfetta partner del Superténéré 1200 a cui sarà delegato un uso 99% asfalto perfetto per un incrociatore cosi.

Entrambe le moto sono dotate di un bicilindrico parallelo giusto compromesso tra prestazioni e morbidezza sotto, la 800 dovrebbe rappresentare un punto di incontro tra i super regolari bassi che avevo sul Tiger 800, però piattissimi, con la grinta della 790. La moto la voglio civile, morbida e regolare sotto con un po’ di grinta ai medi, e per gli alti rimango della convinzione che potrebbero mettere il limitatore a 6000 giri su tutte le moto e non me ne accorgerei.

Autonomia, con il mio stile di viaggio e le mie mete è importante e da quel che ho letto sono promessi almeno 500km, molto bene. Voglio fare una considerazione curiosa: la Bmw ha detto per oltre 10 anni quanto fosse geniale avere il serbatoio dietro, ma lo diceva già dal tempo della monocilindrica 650 nelle varie declinazioni, una generazione di medie con il serbatoio dietro, poi un bel giorno si volta pagina e il capo progetto della 850 ci dice che è meglio avere il serbatoio avanti: finita la quarantena, lunga che sia, scoprirò se questa benedetta benzina dietro è un vantaggio o uno svantaggio, o come per tutte le scelte che si possono applicare ad una meccanica ha sia lati positivi che negativi.

Non l’ho ancora presa e questo è un vantaggio, perché ho la mente aperta a pensare dove ci andrò? Cosa ci farò? C’è un mondo di “fantasticazioni” che hanno un qualcosa in comune con ricordi di gioventù, quando vedevo una ragazza e pensavo: come sarà uscire con lei, conoscerla, baciarla…. secondo me non c’è momento più emozionante di quando pensi a come possa essere conoscere qualcuno e i primi appuntamenti. E mi succede anche con le moto, sono malato di moto, vivo per guidare le moto, scoprirle.. i primi appuntamenti pardon km insieme.

Non tutto va’ sempre bene anzi nella mia carriera di latin lover di motociclette ho avuto amori folgoranti che si sono dimostrati calessi totali, un esempio che ricordo è la Ducati ST2. Non che la moto in questione fosse pessima, anzi una grande moto, ma non c’entrava e non c’entrerebbe niente con il mio carattere motociclistico, nel 1997 come ora.

La presi perché al tempo ancora davo un peso importante al fattore estetico senza pensare a come si guida, io con i miei 194 cm li sopra non ci entravamo, dopo 200mt sopra di lei mi sentivo malissimo, tutto era al posto sbagliato, ma come succede a molti motociclisti ho preso quello che c’era e mi sono adattato. Cosa mi piaceva? Il sound e la coppia a metà regime. Quindi mi concentravo su quello e a distanza di tempo posso dire che anche quella ragazza (pardon moto) e’ stata comunque una parte importante del mio percorso di vita e maturazione motociclistica.

Al lettore che si trova in quarantena quindi posso suggerire di usare la propria fantasia, pianificare viaggi futuri o nuovi acquisti di moto. E come ho tante volte scritto non badare al marchio della moto e nemmeno all’estetica della moto. Dopo tanti errori e tanti km posso dire che la scheda tecnica e un “salto in sella” possono già dirti al 90% se e’ giusta o meno. Nel mio caso la 790 potevo scartarla subito, dovevo prestare più attenzione alla scritta Ready to Race che compare sul cruscotto all’accensione, sono agli antipodi di questa affermazione, eppure rimango sempre affascinato dalle KTM e non potevo non prenderla. Voglio ricordarvelo, io sono malato di moto, voi magari no o non a questo livello, quindi pensateci bene e soprattutto pensateci meglio di me.

Leggo che quando tutto sarà finito festeggeremo, ci abbracceremo. Ma secondo me questa cosa non finirà un determinato giorno, ma ha un percorso di crescita, stabilizzazione e decrescita. La decrescita sarà il punto cruciale, dove si ricomincerà a vivere di più in maniera simile al passato recente ma non sarà per forza di cose tutto uguale. Però presumo che finita l’emergenza medica la moto si potrà ricominciare ad usarla.

Il primo pensiero, mio e di tutti va a chi sta soffrendo a chi si sta impegnando, ma anche io mi sto impegnando! Un atteggiamento responsabile da parte mia e di chiunque è parte integrante del processo di risoluzione di questa emergenza. E’ però inevitabile pensare al dopo. Come sarà dopo? Io a mezzo social chiacchiero con amici distanti anche 7\800 km da casa mia e dico a tutti “appena finisce l’emergenza vengo a trovarti, solo per un saluto”.

In pratica la mia mente malata anche in questo periodo drammatico sta tessendo la rete di un infinità di viaggi da fare anche solo in Italia. Che mi succede? Nulla di nuovo, la mente viaggia anche con le ruote ferme. Andrò a trovare mia cugina a Zurigo, farò questa strada o quest’altra? Farò un salto in Liguria da un amico e passerò da un altro a Firenze. Andrò in Germania a trovare mio fratello…passando per la Foresta Nera.

Partire anche se non c’è prospettiva immediata prima o poi partirò. Questo conta. Ripartirò, ripartirà l’economia, i sanitari torneranno ad essere eroi silenti, tutti torneremo alle nostre vite e io continuerò a sentirmi un privilegiato perché anche quando apparentemente va tutto male mi sento privilegiato. Non sono malato (per ora), apprezzo questo e apprezzo lo sforzo immane di chi si occupa dei malati, i trasportatori che non ci fanno mancare il cibo e per una volta anche un governo che sta facendo di tutto per farci tornare alla normalità in tempi ragionevoli.

Poi ci sono i social che sono paritari, nel senso che c’è spazio per tutti i punti di vista, il che sarebbe bello, ma e’ anche vero che in questi giorni è tutto un lamentarsi senza rendersi conto che abbiamo tanto da perdere, ma molti non si rendono conto che che alcuni non camminano, altri in ospedale oramai ci vivono, persone che possono solo pensare ad una vita migliore ma non ce l’hanno.

Pensiamo tutti positivamente, e comportiamoci responsabilmente. Andremo in moto quando ci diranno che si può andare in moto e non lamentiamoci perché mentre io sono sul tavolo di casa a scrivere queste note qualcuno non ha nemmeno un tetto dove rifugiarsi e altri sono in terapia intensiva per colpa di comportamenti superficiali di altri cittadini.

Facciamo squadra. Insieme ce la faremo, ne sono convinto, ho sempre creduto nel lavoro di squadra. Buona quarantena a tutti.

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