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Salone di Milano: sarebbe un errore gravissimo non farlo

salone di milano

In questi giorni e probabilmente fino a metà giugno il gruppo dirigente di EICMA, d’accordo con il socio unico ANCMA, sarà impegnato a decidere le sorti del Salone di Milano 2020. Una decisione che purtroppo deve essere presa al buio. Non si può decidere oltre inizio estate per un Salone che si terrà a novembre. E purtroppo il futuro è pieno di incognite legate agli effetti del virus. Ma decidere oggi di non farlo, secondo noi, sarebbe un gravissimo errore. Vi spieghiamo perché. E lanciamo il nostro appello a Paolo Magri, presidente di ANCMA, ma anche a tutte le maggiori Case nazionali affinché si adoperino per fare EICMA 2020. #vogliamomilano.

In questi giorni e per tutto il mese di giugno non vorremmo essere nei panni dei dirigenti di ANCMA ed EICMA. Perché devono decidere praticamente “al buio” le sorti del Salone di Milano, un evento che si tiene ad inizio novembre. Ci sono tante incognite legate la virus. Riprenderà forza? Ci saranno nuovi lockdown? E anche non fosse così, a novembre saremo liberi di muoverci? Ci sarà la possibilità di  partecipare a manifestazioni pubbliche?

Se questo non bastasse, dobbiamo fare i conti con delle brutte certezze. La crisi creata dal virus ha messo in ginocchio l’economia del Paese. Tutte le Case, che pagando gli spazi espositivi e mostrando le novità al pubblico mantengono il Salone, hanno tagliato i budget legati alla promozione dei prodotti e al marketing. Oggi si spende solo per cercare si far sopravvivere la rete commerciale e per poche, mirate campagne promozionali.

E in più pesa sulla decisione di EICMA la rinuncia di BMW e KTM/Husqvarna che hanno già deciso di non esserci al Salone di Milano (e a quello di Colonia, Intermot, che si tiene ad ottobre).

Insomma, tutto gioca a sfavore del Salone di Milano 2020. Rinunciare ad organizzarlo, oggi, sembrerebbe la scelta più logica. Ma secondo noi sarebbe un grave errore prendere la decisione più facile.

Sarebbe un errore perché Milano ha conquistato negli anni uno status di “leader mondiale dei saloni della moto”. E i leader, si sa, devono essere tali anche nei momenti avversi se vogliono mantenere il ruolo.

Non dimentichiamoci che per tanti anni Colonia, poi Monaco, e a fasi alterne Parigi, hanno provato in tutti i modi ad accreditarsi nel mondo come “numeri uno”. E il Salone di Colonia, dal dopoguerra è stato per molti anni posizionato nel gradino più alto del podio. Questo nel pensiero sia degli appassionati che soprattutto nella valutazione degli industriali e dei dealers di tutto il mondo.

Non dimentichiamoci anche che la ricchezza del Salone non sono soltanto le Case motociclistiche, che bene o male non hanno mai fatto mancare la loro presenza. La ricchezza del Salone è fatta pure dei tanti espositori che arrivano da ogni parte del mondo. E i produttori di componentistica orientali, un tempo andavano in massa a Colonia.

Poi, quando sulla spinta di BMW il salone tedesco è stato spostato nell’inutile sede di Monaco, con fatica si sono abituati all’idea che a Milano non si poteva fare a meno di andare. Insomma, i cinesi, gli asiatici e tutti i produttori di primo equipaggiamento non italiani hanno sempre subito il fascino dei saloni tedeschi. Scommettiamo che sarebbero pronti a tornare in blocco a Colonia?

Se ora Milano capitolasse, anche  solo per un anno, vogliamo scommettere che il Salone di Colonia diventerebbe annuale e, una volta ripreso il vantaggio, forti dell’esperienza passata, sapranno riprendersi dall’unica sconfitta che i tedeschi hanno subito dagli italiani nel dopoguerra?

salone di milano

Leggermente diverso sarebbe il discorso se entrambi i Saloni decidessero di tenere chiuse le porte. Ma ci vorrebbe un patto fra le due organizzazioni scritto con il sangue per essere sicuri di non ricevere brutte sorprese. 

Inoltre si farebbe un altro grave errore nel decidere di non fare il Salone.

Sappiamo che tutto l’ambiente è in ginocchio. Il governo non ci ha considerati neanche per un secondo nel Decreto Rilancio. Ha deciso di dare contributi a chi acquista monopattini ed e-bike cinesi (non ci nascondiamo dietro un dito, perché tutti questi articoli vengono esclusivamente prodotti in Cina), avendo così deciso di abbandonare in mezzo ad una strada i lavoratori delle aziende che producono, con enormi sacrifici, in Italia. Pensiamo solo ai produttori di moto e componentistica, ai distributori, ai concessionari costretti a subire l’inefficienza di questo Governo…

ANCMA nel frattempo ha lanciato una campagna di sensibilizzazione a supporto della moto: #usaledueruote. Ebbene, quale migliore occasione di un Salone organizzato in un momento così difficile per far sapere al mondo che la moto italiana è viva, che le industrie italiane sono vive, che gli appassionati italiani sono vivi?

A cosa sono valsi il coraggio, la passione, la genialità, gli sforzi e i sacrifici di tutti coloro che hanno costruito dal nulla, nell’immediato dopoguerra, nonostante il Governo del Paese, un ambiente della moto italiano che tutto il mondo ci invidia?

Vogliamo o no diffondere il messaggio #usaledueruote? Vogliamo o no far ripartire il mercato? Vogliamo o no dare nuova vita alle due ruote? Vogliamo o no far capire al Governo e a tutti gli ottenebrati dal miraggio dell’elettrico che oggi sono più pulite le Euro-4 di qualunque monopattino che dobbiamo ricaricare con l’energia elettrica prodotta da una centrale atomica in Francia Spagna o Germania o da una centrale a carbone in Cina? Vogliamo o no far capire al mondo che se si parla di moto si parla italiano e poi, dopo, ma molto dopo, qualunque altra lingua?

Vogliamo o no dimostrare a BMW, KTM, Husqvarna che chi si fa indietro nel momento del bisogno ha sempre torto?

Rivolgiamo queste domande a tutti i grandi personaggi del nostro settore. Lo chiediamo a Claudio Domenicali di Ducati, a Roberto Colaninno di Piaggio/Aprilia/Guzzi, a Timur Sardarov di MV Agusta, ad Alberto Bombassei di Brembo, a Mariano Roman di Fantic, a William Armuzzi di Honda Italia, a Gabriele Mazzarolo di Alpinestars, e a tutti gli altri i produttori di parti di ricambio, abbigliamento e accessori che da una vita contribuiscono a far grande la moto in Italia.

Insomma, secondo noi rinunciare a Milano, a meno che non sia imposto da nuove misure restrittive, sarebbe un errore. Un grave errore.

Quindi ora ci permettiamo di lanciare una nostra personale campagna: #vogliamomilano. Voi cosa ne pensate?

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