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Flussi di cassa BMW: come il Covid sta attaccando il mercato La Pandemia da coronavirus sta bloccando la circolazione del denaro

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La BMW ha un flusso di cassa positivo per oltre 3.000 milioni di euro allo scadere del terzo trimestre 2020. Oltre 4 volte più alto che nel 2019. Ma questa non è una bella notizia per noi. E neanche per gli azionisti.

Il flusso di cassa preliminare disponibile per il segmento Automotive di BMW AG nel terzo trimestre 2020 ammonta a 3.065 milioni di Euro. L’anno precedente alla stessa data era di 714 milioni di euro. Il dato letto di per sé può sembrare positivo. Ci sono quattro volte più soldi liquidi in cassa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E un dato così “supera le aspettative del mercato”, come recita il comunicato di ieri di BMW. 

Ma questa è davvero una buona notizia per il mercato di riferimento dell’azienda e per i suoi azionisti?

Proviamo a capire cosa sta succedendo, ripartendo da settembre 2019. Cioè da ben prima che arrivasse il Covid. In quel periodo, con un tempismo sorprendente, tutti e tre i colossi tedeschi dell’Automotive, cioè Gruppo Volkswagen, Mercedes e BMW, annunciano dolorosi tagli di personale. Per ognuna di loro si parlava di almeno 6-7.000 esuberi, la maggior parte dei quali nei siti produttivi e amministrativi in Germania. 

Per tutte i motivi principali che spingevano ai tagli erano da ricercarsi nel calo della domanda e nella costosissima transizione verso la mobilità elettrica. E per Volkswagen c’era anche l’aggravante degli enormi costi da sostenere in seguito allo scandalo Dieselgate.

BMW poi a fine 2019 riuscì ad evitare i licenziamenti. Barattandoli nelle discussioni con i forti sindacati tedeschi con il taglio di parte dei bonus che distribuisce ogni anno ai dipendenti in base ai risultati dell’azienda (fino a oltre 9.000 Euro a dipendente nel 2018).

Poi è arrivato il Covid che ha raso al suolo tutto.

Ma infine è arrivato il Covid e il mercato dell’auto (cioè quello da dove arrivano i soldi), a differenza di quello moto, è letteralmente crollato. A tutt’oggi siano ben più sotto del -30% rispetto al 2019.

Alle prime avvisaglie di lockdown, le aziende di tutto il mondo hanno praticamente cancellato, fra le altre cose, ogni forma di investimento in marketing e pubblicità. E questo a livello mondiale. Si sono salvati solo i fondi destinati a ricerca e sviluppo. Non a caso BMW è stata la prima a dichiarare l’1 maggio 2020 (e sembrava uno dei suoi consueti pesci d’aprile) che non avrebbe partecipato ad alcun salone 2020.

Insomma, quell’enorme flusso di cassa (cash) che oggi BMW si trova in mano, nel comunicato ufficiale viene elegantemente spiegato così: Una gestione mirata ha portato ad un’ottimizzazione del capitale circolante e ad un’ulteriore riduzione dei costi fissi e degli investimenti”.

Tradotto per noi mortali, non sono altro che i soldi risparmiati mettendo “in folle” la macchina e spegnendo il motore, sperando che l’inerzia della velocità porti a superare la salita di slancio.

Infatti, nello stesso elegante comunicato scritto nel più classico dei linguaggi finanziari, si legge anche che “Le precedenti previsioni di utili per i singoli segmenti e per il Gruppo rimangono invariate”.

E le precedenti previsioni di utile cui si fa riferimento sono quelle contenute nella semestrale del 30 giugno scorso, dove veniva detto agli azionisti che per il 2020 dovranno aspettarsi una riduzione dei dividendi pari almeno all’80% rispetto al 2019.

Insomma, in parole povere: BMW ha chiuso tutti i rubinetti (tranne quelli dei settori ricerca e sviluppo). E spera di arrivare alla fine della salita ancora con un minimo di spinta. E lo stesso, statene certi, hanno fatto praticamente tutte le aziende del settore.

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