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Cinesi padroni della moto? Sembra proprio di si!

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Il Salone di Milano 2019 ci ha dato una ulteriore dimostrazione che i cinesi stanno diventando i veri padroni della moto. Nessuno, inclusi i giapponesi, sembra in grado di contrastarli con i prodotti di media cilindrata e basso costo. E il mercato gli sta dando ragione.

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Dopo tanti anni di tentativi più o meno riusciti, i cinesi hanno definitivamente conquistato uno spazio al sole nel mercato motociclistico europeo. E ora nessuno sembra più in grado di contrastarli. La dimostrazione di questo nuovo corso si è avuta all’ultimo salone di Milano. Tranne poche eccezioni (Honda e Ducati ad esempio) erano cinesi gli stand più grandi e ricchi del salone. Ed erano cinesi gli stand dove si vedevano i sorrisi più sinceri e naturali sui volti degli addetti ai lavori.

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Perché? Perché ormai hanno conquistato una prima, importante fetta di mercato europeo, e non sembrano intenzionati a fermarsi qui. 

Analizziamo il successo della Benelli, basato su un concetto tecnico/commerciale molto semplice: moto di aspetto “importante”, qualità accettabile, prezzo basso, cilindrata poco impegnativa (500). 

Con questa ricetta usata come bandiera con la TRK 502, Benelli è arrivata a vendere nel mondo quest’anno più moto della BMW (oltre 150.000 pezzi). Questo significa che i cinesi hanno trovato la breccia dalla quale poter in futuro dilagare sul mercato. Ormai sono finiti i tempi in cui si poteva dire che costruivano moto da cartone animato, tecnicamente superate e poco affidabili. I loro motori di piccola e media cilindrata, oggi, vengono comprati e montati con soddisfazione da tutti, inclusi molti costruttori europei. E chi non monta i motori cinesi, va da loro a farseli costruire. O va da loro a farsi produrre gran parte dei pezzi con cui assemblare le moto “iconiche” (sportive incluse) da 20-25.000 Euro!

Insomma, ormai i cinesi non sono più le cenerentole della moto. Bensì dei veri e propri colossi industriali che stanno mantenendo vivo l’ambiente moto. Magari li si può ancora criticare per il design impersonale e a volte sconclusionato o “superato”, o per gli allestimenti e le finiture economiche  della maggior parte delle loro proposte. Ma fatto sta che alcuni prodotti “Made in China” ormai reggono bene il confronto tecnico sul mercato e si comprano al prezzo di un tagliando BMW o Ducati.

E le Case motociclistiche europee farebbero bene a fare attenzione ad un dettaglio importante: i giovani, quei pochi giovani che ancora guardano alla moto, non hanno un retaggio culturale tale da essere influenzati dal marchio come noi delle precedenti generazioni. A loro poco importa se una moto è cinese, americana, italiana o tedesca. I giovani scelgono basandosi su design e prezzo soprattutto. E dove i cinesi non arrivano con il loro gusto estetico, hanno imparato ad affidarsi a centri stile europei che fanno  bussando alla loro ricca porta offrendo idee e progetti da sviluppare.

E alla loro porta bussano anche importanti marchi europei e statunitensi per farsi costruire moto di piccola e media cilindrata da vendere sui ricchi mercati del sud-est asiatico. Mercati dove i cinesi e marchi indiani che noi denigriamo (Royal Enfield e Bajaj tanto per fare due nomi) vendono in un solo mese tante moto quante Ducati, BMW e Aprilia in un anno!

E sull’elettrico i cinesi sono anni luce avanti a noi.

Per non parlare, infine, della motorizzazione elettrica: su quel fronte i giganti cinesi sono avanti rispetto agli europei. Spinti da una legislazione nazionale che ha imposto l’elettrico come soluzione dell’immediato futuro, hanno già capacità progettuali e produttive che in Europa ci sogniamo. Piaggio annuncia da due anni l’arrivo della Vespa elettrica ma in realtà non l’abbiamo ancora vista. In Cina vendono centinaia di migliaia di scooter elettrici e sfornano dieci nuovi modelli a settimana!

Insomma, i cinesi con i loro prezzi bassi e la qualità in crescita costante potrebbero essere la salvezza del mondo moto ma anche i killer delle Case tradizionali (di quelle poche cioè che non si sono ancora comprati).

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