Motospia

Yamaha Tracer 900, il suocero (e la moto) che vorrei

Yamaha TRACER o Spancer TRACY ? Indovina chi viene a cena….

Da sempre, non so per quali strani meccanismi della mente, mi ritrovo ad associare la Tracer (moto della Yamaha di grande fortuna) a Spencer Tracy (grande attore statunitense di film per lo più in bianco e nero). Il tutto parte da una certa assonanza di suoni, cosa di per sé ben stupida. In realtà, però, c’è una ragione più pertinente: conosco infatti questo attore per un film che ha sempre tanto appassionato mio padre: “Indovina chi viene a cena?”, pellicola che potrei definire un vero cult per casa mia.

Già! Ecco il nesso più annesso: indovina chi viene?! Intendo dire: ricordo uno dei filmati di presentazione di questa moto straordinaria: “Tre moto in una”, spiegava il tester: rimasi a bocca aperta! Come… tre moto? Pago una e compro tre??! Ebbene sì: grazie all’elettronica – s’intende, se tu schiacci un tastino, quella stessa entità di metallo, motore, plastica, ruote, tubi, fari e quant’altro che ti appare davanti agli occhi… cambia personalità! Si trasforma! Non è più la stessa moto! Anzi, non hai più una sola moto! Sotto lo stesso manto, covano infatti tre moto diverse! Sicuramente ritrovi la MT-09 da cui è derivata, con le prestazioni sportive di cui è capace. Però non manca nemmeno la “madre del segmento ”, cui sempre si dovrà un grandissimo tributo, la superlativa TDM: l’impostazione è tutta sua! Ecco perché trovo azzeccato quel “indovina chi viene”: perché sei tu a scegliere chi invitare, pur stando seduto sempre sulla stessa sella!

“Liscia, gassata o…” Per ragioni di mercato, non citerò la frase per intero ma a tutti noi, sicuramente, dopo tanto martellamento, risuona in testa la finale! Parafrasando, potremmo dire “Tourer, sportiva o… Tracer”? Oppure: “Stradale, Crossover o… Tracer”?! Insomma, una moto che si fa in tre, o tre moto che stanno in una, così come i tre diapason del marchio Yamaha che qui, quanto mai emblematicamente, si fondono all’unisono nell’unico e inconfondibile stemma.

La Yamaha Tracer 900 che ha ispirato l’autore, il poeta della moto Marco Gambardella

LA SOLITA DOMENICA

Siamo sempre ai primi di marzo. L’anno è sempre il 2017. È sempre domenica. C’è nell’aria un’esplosione di vita che ti prende sin dal fondo delle vene! Ormai la primavera è già scoppiata, spazzando via un inverno che non si è fatto nemmeno notare. Tanti aspettano ancora la neve in montagna ma, qui al mare, verso Sanremo, dove siamo diretti per la parata dei carri infiorati, ci sono più di venti gradi al sole! Quell’aria e quella luce, risvegliano un richiamo ancestrale di libertà, che in me si scatena e ribolle, amplificandosi ad ogni moto che incrociamo.

Col collega, una volta parcheggiato il nostro bus a “due piani”, per evitare caos e baraonda, non ci resta che fare “due passi” sul lungomare, direzione Arma di Taggia, in attesa del tardivo rientro del gruppo.

L’INCONTRO

Ed ecco! Attratti dal paesaggio, un po’ accecati da quel sole che, scaldando, dà rilievo ad ogni cosa, mattone o fiore che sia… ad un tratto… puntata verso il mare… sbuca lei!

Bellissima, altera, nobile, elegante… Appoggiata sul cavalletto laterale, rilascia una calma apparente! Ma con quel suo color grigio argentato, quelle fasce nero carbonio, con quei suoi cerchi blu, pare pronta a balzare, attendendo solo di scatenare tutta l’energia di cui è capace!

La Yamaha Tracer 900 m.y. 2017

CHI MI RICORDA…?!

Per un attimo, a quella visione, un ricordo mi balena nella mente, questa solita strana mente che associa associazioni talvolta poco associabili! Con quel parabrezza così lungo e rialzato… con quella forcella piantata quasi in verticale sulla ruota anteriore, manco fosse caricata a molla… con quella curvatura del dorso che pare inarcarsi per sprigionare tutta la forza dirompente di quel suo posteriore da 180… ma chi mi ricorda??! Ecco, sì, ci sono: mi ricorda uno “stambecco”!! Che assurdità: uno stambecco al mare!! Eppure, è vero: il parabrezza della Yamaha Tracer pare innalzarsi come il nobile trofeo (o corna che dir si voglia); ruote, forcelle e forcellone, si trasformano con l’immaginazione negli arti possenti che saltano e si inerpicano ovunque; tutta la struttura della moto ricorda il suo corpo muscoloso! Proprio lui, quello stesso stambecco che tre anni fa, superando in solitaria i 2600 metri del laghetto più alto delle nostre montagne, mi ritrovai di colpo a meno di due metri di distanza! Quella volta tremammo in due per lo spavento: lui – povera bestia possente, ed io – povero camminatore spompato. Questa volta tremavo solo io, ma per l’emozione di essere di fronte, inaspettatamente, a quel concentrato di potenza e meccanica…

Una visione mozzafiato! Inconfondibile: non poteva che essere lei! La riconobbi come la vidi, esattamente in quella livrea, da un concessionario. Ricordo: mi incuteva timore! Il rivenditore, gentilmente, mi propose persino un giro di prova. Alla sua domanda, ebbi ancora più soggezione, dileguandomi dietro le solite scuse (‘Grazie, ma non ho tempo, dò solo un’occhiata…’) e le false promesse (‘Passerò…’)!

Ebbene sì, quell’incantevole Yamaha Tracer 900 era lì, davanti ai miei occhi. Non resisto, e scatto una foto col cellulare; è troppo bella per perdere una tale occasione, perché non se ne vedono molte così in giro! E intanto guardo attorno: di chi sarà? Vedo solo una persona nei dintorni: è un signore non più giovanissimo, blue jeans schiariti, un giubbino nero, più primaverile che da motociclista. Il signore poi è così magro che questa giubba pare addirittura sventolargli addosso. Non una traccia di casco… Si avvicina, mi guarda, incuriosito anche lui dall’estraneo che sono e, sfidando la sorte, chiedo: “E’ sua? – Sì”

An-vedi-mò…! È sua, questa moto!! “Cavoli, che bella!” (non mi riesce mai espressione migliore e più educata, che spero però ogni volta trasudi in realtà entusiasmo e rispetto!). “E’ una Tracer, vero?” chiedo io. “Sì”. Non mi risponde con molto fiato, il signore: pare più stanco che scocciato dalla mia presenza un po’ invadente nel caldo, quieto pomeriggio domenicale. “E’ un 900, vero? – Sì” Wow, l’ho proprio riconosciuta!

“Una gran bella moto…” continuo io, sperando che me ne parli un po’. E infatti: “Sì, sono molto contento! E’ agile, maneggevole. Sa, io ho 74 anni”!!!!…. COSA???!!! Settanta-quattro-anni???!!! Ma è l’età di mia mamma!!?? E perdo un po’ di spiegazione del signore, pensando a mia madre che, se da un lato ha una forte avversione alle moto (purtroppo hanno segnato pesantemente anche la vita della nostra famiglia), dall’altra avrebbe pure una gran voglia di salirci, almeno per un giretto! A frenarla è la paura di non sapere come inclinarsi in curva e così farmi cadere! ‘E tu pensa – mi dico – ‘sto vecchietto, a 74 anni, se ne va invece con la Yamaha Tracer Novecento’!! Alla faccia!! Complimenti!!!

La Yamaha Tracer 900 vista da dietro

Mi riprendo velocemente dai miei pensieri e torno ad ascoltarlo: “Prima avevo un GS, moto straordinaria, ma pesa 40 chili in più della Yamaha Tracer. E alla mia età, non riuscivo più a tenerla: ad ogni ripartenza al semaforo, dovevo pensarci bene!! Con questa qui… è un attimo: giro la manopola, e parte! Non mi accorgo neanche!”

“So che ha tre mappature…” – “Sì… ma soprattutto… di cavalli… UN’IN-FI-NI-TA’ !! Cen-to-quin-di-ci!!! Ne ho sinchè voglio!”. È stupefatto lui stesso, ma me lo dice ugualmente con un filo di voce, lo stesso filo di voce di tutta la nostra gradita conversazione!

“Vedo che le gomme sono un po’ usate…” – “Sì, d’inverno con la mia Yamaha Tracer giro sulle nostre colline o mi allungo sino qui: io sono di Genova, e senza andare lontano, possiamo divertirci. D’estate invece, con la bel tempo ed il caldo, andiamo a fare il giro dei 22 passi alpini” …Altra botta emotiva!! Mi scatta immediatamente nella mente il “Lazzoduro”, quel tour de force incredibile: ma no! Quelli sono 24 passi alpini se non sbaglio: qui ne mancano due all’appello! E che strada è mai questa?? Si chiamerà proprio così? “Andiamo in Francia, poi in Svizzera…” Mi perdo!! Penso al Passo dell’Iseran, ma non lo nomina! Da che parte inizia il giro? Gli altri nomi non li conosco!… Mannaggia!! Non ho il coraggio di richiedere perché non ho più tempo: il collega mi aspetta! Vabbé, consulterò il mio libro dei ‘100 passi alpini in moto’. “Ci vado con uno dei miei generi!” Ah! Pure uno dei suoi generi?! “E… gli altri?” – chiedo io. “No, gli altri non vanno nemmeno in moto!”

Yamaha Tracer 900, particolare del motore e dello scrico

IL SUOCERO (E LA MOTO) CHE VORREI

Ammazzate ahò! Come vorrei un suocero come questo! E come vorrei una moto e una capacità come queste! Sono così stordito da quanto mi sta raccontando che non oso tirarmi la zappa finale sui piedi: non gli chiederò quindi se, a quell’età, quei ventidue passi alpini, se li fa pure in una sola giornata!?

Robe da pazzi! Col collega ci ritroviamo al bar, ai bordi di una piazza popolata da gente tranquilla e felice. Chissà perché, iniziamo a raccontarci dei ricordi d’infanzia, quando tutti eravamo un po’ più buoni e monelli… Arriviamo a parlare di bici, di bici da cross in realtà, persino di quella “Roma sport” che una volta “rubò in prestito” ad un buon uomo, un riparatore di biciclette che aveva la sua bottega a Milano! Ma poi la “Mustang”, e la mitica “Saltafoss”, un nome che non può che rievocare vivi ricordi e risvegliare forti emozioni in chi, come noi, è sulla cinquantina: quella strana bici con le ruote della insuperabile “Graziella”, ma la sella lunga e il manubrio esagerato, altissimo a corna di bue, da vera Custom americana in voga a quei tempi, e quel telaio a tubi intrecciati… Vuoi vedere? Che tutto non nasca proprio da lì?! Intendo… quello strano modo di mescolare più soggetti per fonderli straordinariamente nello stesso veicolo a due ruote??!

Già… Indovina chi viene a cena?!

Marco Gambardella

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