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Yamaha RD 350 LC: quarant’anni fa arrivava un mito! 

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Nel 1980 fece la sua comparsa in Europa una moto che avrebbe fatto la storia per oltre un decennio. Si tratta della Yamaha RD 350 LC. La due tempi che fece invecchiare improvvisamente tutte le moto della sua epoca, comprese le maxi. 

La Yamaha RD 350 LC è senza dubbio una delle moto giapponesi più iconiche della storia. Possiamo senza dubbio dire che questa bicilindrica due tempi di Iwata ha avuto un impatto sul mercato e sulla storia del motociclismo quasi pari a quello che dieci anni prima aveva avuto la Honda CB 750 Four.

La Yamaha RD 350 LC (dove LC sta per “liquid cooled”) nacque nel 1979 come evoluzione della precedente serie RD 350 con motore raffreddato ad aria e con impostazione ciclistica più turistica. In Europa  la LC sbarcò nel 1980 e in Italia arrivò solo nel 1981. All’epoca le sue prestazioni erano semplicemente “stupefacenti” per una 350: 47 CV di potenza massima ed una velocità massima che superava abbondantemente i 190 km/h!

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Le rivali di pari cilindrata in Italia (Guzzi V 35, Morini 350 od Honda CB 350 Four), tutte mosse da motori a quattro tempi al suo cospetto praticamente sparivano… Così come dovevano inchinarsi alle sue prestazioni esuberanti anche tutte le 500 e le 750 dell’epoca.

In Italia, a causa delle restrizioni alle importazioni di moto giapponesi di cilindrata inferiore ai 380 cm3, l’importatore poteva farne arrivare non più di 200 pezzi all’anno, che praticamente erano introvabili. Si diffuse così la pratica dell’importazione parallela da altri mercati europei, e praticamente le poche moto che si riusciva a far sbarcare in Italia venivano vendute al miglior offerente, ben oltre il prezzo di listino ufficiale. 

Nel 1983 arrivò la versione YPVS con la valvola parzializzatrice delle luci di scarico.

Nel 1983 apparve la altrettanto famosa e ricercata versione YPVS, dotata cioè della “valvola magica” Yamaha Power Valve System, un brevetto Yamaha derivato dalle corse che parzializzando le luci di scarico ai bassi e medi regimi eliminò il grande difetto dei due tempi dell’epoca, cioè la risposta del motore ai bassi regimi appunto. Con quasi 60 CV di potenza massima, questa nuova versione (dotata anche di un piccolo cupolino e di un puntale inferiore che carenava la parte bassa della moto) sfiorava addirittura i 200 km/h! 

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La versione del 1983 con la valvola YPVS.

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