Motospia

Un milione di chilometri – Capitolo 20

Un milione di chilometri APRILIA PEGASO CUBE 650

Capitolo 20

YAMAHA TENERE’ 660 Km 24.000

La smisurata passione che muove noi motociclisti, al momento dell’acquisto di una nuova moto, riesce a mettere in discussione perfino i principi basilari della matematica. Infatti se fino a quel momento l’equazione moto da comprare-fondi disponibili era stata risolta con faticose addizioni e sottrazioni fra nuovo ed usato, questa volta il calcolo si faceva ancora più complicato, perché le moto da portare a casa erano due.

Barbara si era innamorata della Bellagio 940 mentre io avevo un debole per la Teneré 660, così dopo estenuanti trattative portai a casa sia l’ibrido di Mandello che il mono giapponese, beccandomi però del pazzo da alcuni dei miei conoscenti motorizzati. Molti giudicarono negativamente il mio passo indietro, soffermandosi essenzialmente sulle prestazioni pure, che inevitabilmente erano inferiori rispetto alle mie ultime moto possedute.

Ma io avevo un quadro più completo del modello in questione e sapevo quanto andavo a guadagnare sotto le voci consumo, peso e attitudine al fuoristrada. Ho sempre trovato gustosissimi i monocilindrici e non capisco perché il mercato non li premi come meritano: costano poco, sia all’acquisto che per la manutenzione, consumano il giusto e hanno fatto passi da gigante rispetto al passato per quanto riguarda il confort di marcia. Se la 660 avesse avuto 10 cv in più e la sesta marcia sarebbe stata ancora meglio ma già così era buona per ogni percorso e comoda in due. Il suo limite più grande a mio avviso era l’ assenza dell’ABS, perché un conto è rinunciare a finiture di qualità o sospensioni al top, anche in relazione al prezzo d’ acquisto della moto, e un conto è fare a meno di un dispositivo che fa davvero la differenza sul piano della sicurezza, almeno per me. Nonostante lo sfizio iniziale, Barbara non guidava poi così spesso la sua MG, e così finì per farci io stesso più di 10.000 km, godendomi il suo bel motore.

Come nel caso del “pazzo” di prima, anche qui ho amato più quel piccolo bicilindrico di neanche 1000cc che il precedente pezzo grosso da 1200 4 valvole della Stelvio. Perché? Perché nonostante la Guzzi avesse attinto da questo o quel modello, senza un’idea precisa, era riuscita a tirar fuori un bicilindrico semplice quanto morbido e veramente amichevole nell’utilizzo turistico. Esteticamente era bella e dopo un breve apprendistato si guidava anche bene, come quasi tutte le MG. Purtroppo il prezzo un po’ alto in relazione all’immagine impolverata del marchio italiano, la scarsità di accessori e la difficoltà di collocazione in un preciso segmento né decretarono l’insuccesso commerciale. Particolare assolutamente non trascurabile del Teneré erano i suoi consumi, mai scesi sotto i 20 km al litro, che uniti al serbatoio da 22 davano un’autonomia di oltre 400 km. Col passare degli anni ho maturato l’idea che forse avrei dovuto tenerla, quel pum pum in fuoristrada era così rassicurante e i suoi irrisori costi di gestione mi avrebbero aiutato a sopportare le sentenze di molti bikers, secondo i quali, sotto i 150 cv neanche vanno messe in moto!
Pur non avendo più la Stelvio partecipai al 2° raduno nazionale del club a Dorio e salendo mi feci tutto l’Appennnino fino a Bologna godendomi poi 3 giorni insieme a vecchi e nuovi amici. Il ritorno fu meno piacevole e sotto il diluvio, nei 500 km che mi separavano da casa, ebbi modo di ripensare al mio primo viaggio in Norvegia con giornate intere sotto l’ acqua e l’ aggravante di un equipaggiamento inadeguato. Non sono un masochista, ma se ho con me l’ occorrente, il maltempo in moto mi da sensazioni né migliori né peggiori, semplicemente diverse e con l’esperienza sono giunto ad amare molto di più l’ inverno che l’ estate, per i miei giri. Non intendo fare la morale o bacchettare gli altrui comportamenti ma è innegabile come nella stagione invernale, insieme alle temperature, calino pure i motociclisti in giro o meglio quelli molesti. Il ginocchio a terra modello “Correntaio al Mugello” o gli scarichi spaccatimpani anche in centro o peggio ancora in montagna, sono comportamenti che non mi appartengono e quindi trovo naturale schivarli. Per molti le acrobazie in moto su strade pubbliche non rappresentano nemmeno un piacere personale ma addirittura una ricerca di affermazione sugli altri che più del macho, sa proprio di fanciullo in cerca di visibilità. In sella non sono una lumaca, ma dove non sono costretto da limiti assurdi e vessatori, cerco di tenere la velocità che mi detta il buon senso e che mi ha fatto apprezzare finora solo la polpa senza la buccia.

Nel frattempo la Guzzi, non sempre un fulmine nel recepire le richieste del pubblico, aveva fatto un notevole scatto in avanti e presentando la Stelvio m.y. 2011, sembrò quasi aver ascoltato le mie richieste. Quel modello era tanta polpa, pardon, tanta roba. Certo la Tenere’ meritava davvero di restare di piu’ con me solo che scelte razionali..buone scelte o la famosa cosa giusta non fa’ per me…cosi vado a trovare i miei amici di San Benedetto che vendono le Guzzi..

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