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Un milione di chilometri – capitolo 3

Un milione di chilometri APRILIA PEGASO CUBE 650

CAPITOLO 3

 ENTRATA NEL MONDO DEI 4 TEMPI LA COSA SI FA’ SERIA:  APRILIA ETX350 Km 26.000

Aprilia a quei tempi rappresentava, secondo il mio personalissimo parere, il top e ancora oggi sono convinto della sua validità, anche in un mercato come quello odierno, dove le tecnologie sono diffuse e non più appannaggio di pochi grandi gruppi. La mia Wind 125 era appetibile perché rivolta ai giovani e non soffriva la mancanza di quarti di nobiltà come invece succedeva alla sorella maggiore la ETX350. Il panorama motociclistico a metà anni 80 si andava polarizzando attorno a due filoni netti e distinti: da una parte le sportive, sempre più veloci e sofisticate e dall’ altra le enduro che, seguendo le forme ed i colori delle macchine da gara africane, sembravano volerci portare tutti nel deserto quando era chiaro che molti non ci sarebbero neanche usciti dalla tangenziale pur avendo serbatoi enormi e cerchi da 21 pollici.

La velocità non mi ha mai attratto e con lei tutto quello che la circonda quindi la mia scelta di campo fu semplice. Vendetti la mia 125 ad un privato per 3.000.000 di lire e con soli 1.800.000 portai a casa una ETX350, ovviamente a 4 tempi che in due anni aveva percorso la bellezza di 4.500 km, praticamente nuova.

Una moto onesta e poco nobile, la ETX350, che mi permise di risparmiare bei soldi rispetto ad acquisti più blasonati e finanziare così, i primi sogni di viaggi all’ estero. Ero pronto o meglio mi sentivo pronto per un salto oltre confine ma le incognite erano numerose: non sapevo che mezzo mi stavo portando a casa, l’ abbigliamento era “casual” in tutti i sensi compreso il casco “no-logo” e ultimo ma non ultimo il dettaglio che non avendo i fatidici 18 anni e la relativa patente non potevo guidare quella moto. Ci giravo da vero e proprio fuorilegge sempre pronto alla fuga in caso di fermo e per mia immensa fortuna non ebbi incidenti in quel periodo da criminale. Potevo finalmente entrare in autostrada e così raggiungere mete agognate e lontane con lunghissimi ed interminabili trasferimenti alla terribile velocità di 100 km/h!

I miei genitori, vedendo come si era spenta la passione di mio fratello per le due ruote con l’ avvicinarsi della patente B, alla mia richiesta di finanziare in parte un viaggio di due settimane destinazione Austria, erano convinti che coi 18 anni anche io avrei abdicato in favore delle 4 ruote. Pur fallendo clamorosamente la previsione concessero “l’ aiutino” e nacque il viaggio sulla ETX350 per Vienna passando per le Dolomiti.

Quell’ ETX 350 con sopra due ragazzotti di 1.93 cm e dietro un borsone da palestra sopra un minuscolo bauletto aveva un non so ché di fantozziano più che di epico, e come se non bastasse, chi guidava aveva davanti a se uno zaino. L’ upgrade dell’ abbigliamento non c’ era ancora stato ed entrammo in terra straniera “protetti” nell’ ordine da: caschi da centro commerciale, tuta da ginnastica, scarpe da basket, giubbetto jeans e a mani nude. L’antipioggia? Siamo in estate, non pioverà!

Unico neo, per così dire, fu il paraschiena che stranamente indosso da allora, sempre e comunque.

Alla fine non so come, ma ce l’ abbiamo fatta: 4000 km in due settimane, piene di tutte le sfumature del caso: il freddo, il caldo, le vibrazioni, i rifornimenti, le strade sbagliate…

Nella capitale austriaca dovevamo andare a trovare un amico conosciuto attraverso scambi interculturali avvenuti con la scuola tempo prima e non sapendo la strada, prendemmo il bus o meglio “seguimmo” il bus che da scuola portava a casa sua, altro che navigatore e Google maps! Dopo un paio di giorni passati dentro le birrerie austriache il nostro amico ci portò in un posto dove poi sarei tornato più e più volte, Il Burgenland. Questa parte dell’ Austria vicina all’ Ungheria ed alla Croazia è ricoperta di verde, boschi e vi si trova un discreto numero di centri termali ideali per riposare dopo lunghe sgroppate in sella. Nel viaggiare preferivo ancora i lunghi rettilinei alle curve forse perché sentivo di non interpretare quest’ ultime ancora al meglio o come avrei voluto. Nella costante ricerca di migliorami nella guida sentivo il desiderio di fare della moto un’ estensione del mio corpo attraverso la quale arrivare a comprendere meglio il limite sia in strada che in off road. A suscitare in me questi pensieri non era la voglia di performance, ma il bisogno di ricavare ancora più piacere e gusto dal guidare sempre nell’ ambito di una condotta votata alla sicurezza, terrorizzato come sono da sempre, dalla scontata fragilità che hanno i motociclisti nei confronti di tutti gli altri utenti della strada. Mi piacque moltissimo quel mio primo viaggio “serio” in moto ed ebbe un tale impatto su di me che tornando a casa dichiarai perentorio ai miei genitori che auto o non auto, viaggiare in moto era quello che volevo fare per il resto della mia vita. Questa mia scelta gli ha provocato qualche dispiacere, lo so e me scuso, ma la ricerca della propria felicità porta sempre con sé una piccola dose di sano egoismo.

Nel curare la basilare ma necessaria manutenzione della mia compagna a due ruote, mi spinsi più in là e in autunno comprai due Pirelli MT 40 che, nonostante fossero di marmo, sottoposi ad indurimento al fine di prendergli qualche km di percorrenza in più del dovuto. Il suddetto procedimento, in voga fra i camionisti, consisteva nel tenere le gomme all’ esterno coperte dal sole per mesi. Un’ idea niente male se non fosse che poi guidarci era come stare sempre sulle uova!

Quel viaggio così lungo e le tante faticose ore in sella ad una moto, la ETX350, che era si un mulo, ma non di certo una Gold Wing, non fiaccarono la mia voglia anzi rinfocolarono, se ce ne fosse stato bisogno, il mio desiderio di puntare ancora più lontano, più su, più a Nord, verso la Norvegia.

Era lì che iniziavo a guardare con sempre più insistenza, anche grazie o per colpa delle suadenti pagine di Motociclismo. Leggevo avidamente di strade con pochissimo traffico, di renne ai bordi della carreggiata (a volte anche nel mezzo di quest’ ultima), di freddo anche in Agosto, di distanze ragguardevoli fra un distributore ma invece di scoraggiarmi ne ero attratto sempre di più. Quello che era un must dei miei tempi, il giro in moto in Grecia con traguardo finale nelle discoteche piene di ragazze non esercitava su di me alcuna attrattiva, io volevo solo un grande viaggio e continuare a macinare km lentamente, perché era lentamente, che stavo migliorando nella guida.

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