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Supersport 600: aiutino per Kawasaki e Honda

supersport 600

Nel Mondiale Supersport 600 la Federazione e la Dorna non sanno più cosa fare per rendere competitive Honda e Kawasaki contro la Yamaha R6. Ora hanno permesso l’uso di pompe a depressione nel carter. Le stesse che molti anni fa costarono la squalifica al Team Ten Kate, che smise di vincere mondiali quando gliele tolsero…

Il Mondiale Supersport 600 lotta da diversi anni con una crisi tecnica che non si riesce a superare. Tutti i costruttori giapponesi hanno smesso da molto tempo di interessarsi della categoria. Solo la Yamaha, con la R6 rinnovata nel 2017 (ma neanche troppo, nonostante le apparenze) ha fatto qualcosa di nuovo. E da quando ha realizzato questo nuovo modello, vince il mondiale senza avversari. 

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Randy Krummenacher, leader del Mondiale Supersport.

Perché: innanzi tutto perché è l’unica moto del lotto ad avere il ride-by-wire (a parte la MV F3, che però ha seri problemi tecnici che le impediscono di essere realmente competitiva), e questo è un vantaggio davvero importante nella gestione elettronica del motore e nella messa a punto delle strategie di freno motore.

Ma un altro grande vantaggio che si è aggiunto quest’anno potrebbe essere stata la decisione della Federazione di adottare a partire dal 2019 la stessa centralina elettronica per tutte le moto.

Questo dal punto di vista della politica di contenimento dei costi per i team ha sicuramente una valenza positiva.

Ma è stata scelta la centralina che è “nata” con la nuova R6, adattata dal produttore per tutti gli altri modelli. Ma non c’è dubbio che i team Yamaha si sono trovati a gestire un vantaggio di almeno due anni di esperienza rispetto a tutti gli altri team. E a poco è valso, per ridurre il gap, il nuovo limite di regime di rotazione massimo fissato in 16.300 giri. Limite che in teoria doveva penalizzare più di tutti Yamaha.

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Federico Caricasulo, secondo in classifica.

I team Supersport 600 di Honda e Yamaha si sono lamentati, ed è arrivato l’aiutino

Insomma, visto il dominio dei team Yamaha, da Misano, su pressione dei team Honda e Kawasaki, è stata presa una decisione abbastanza discutibile: cioè è stato permesso ai team Honda e Yamaha di utilizzare un sistema che metta in depressione il carter motore. Questi sistemi (vietati dal regolamento) erano stati usati in passato dal team Ten Kate (che ha vinto mondiali a ripetizione prima che il trucco venisse scoperto). E anche i famosi motori Yamaha del preparatore tedesco Markus (quello che faceva fino al 2011 i motori ufficiali Yamaha) usavano un sistema con lo stesso principio, rimanendo molto “borderline” sui termini regolamentari.

Jules Cluzel, sempre fra i protagonisti.

Con un carter motore che lavora in depressione, l’accelerazione è più veloce e il motore può girare più in alto, sviluppando più cavalli. Nel 2014 il regolamento della Supersport 600 fu migliorato per eliminare del tutto ogni tipo di pratica simile.

Ora, per ridare un po’ di respiro a Honda e Kawasaki questo sistema viene “liberalizzato”, ma solo per loro. Insomma, un palliativo bello e buono, che però non è sembrato dare voce alla Honda. Solo la Kawasaki ha compiuto un piccolo passo in avanti.

La realtà è che servirebbero nuovi modelli per ridare vita a una categoria che anno dopo anno sta perdendo sempre più interesse. Ma è difficile convincere i giapponesi a spendere cifre folli per sviluppare nuovi motori Euro-5 per una categoria che non ha più mercato.

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