Motospia

Sicurezza e slow emotion

sicurezza slow emotion

Chi ha detto che per emozionarsi bisogna necessariamente andare al massimo? Sulle prove e recensioni delle moto, gli esperti tendono a dare risalto quasi esclusivamente alle prestazioni, come se esistessero solo gli appassionati dell’adrenalina ad ogni costo. E la sicurezza?

Esperti di moto, a voi rivolgo una mia riflessione che ho maturato nel tempo, perché spesso da lettore non mi trovo nel vostro modo di provare e valutare le moto che recensite sui siti e sulle riviste specializzate. La considerazione basilare è che noi motociclisti non siamo tutti uguali, e voi che parlate di moto dovreste cercare di dare informazioni interessanti a tutte le tipologie di consumatori o di potenziali clienti.

Dico, anzi scrivo così, perché leggendovi sembra che le prestazioni e l’adrenalina siano sempre in cima alla lista delle cose da considerare e valutare in una moto. Cercando in Rete nei forum dedicati alle due ruote e parlando di persona con tanti appassionati, ho scoperto negli anni che esistono tantissimi “moto turisti” che sono davvero poco attratti dalla prestazione in sé di questo o quel modello e che al contrario vorrebbero poter leggere informazioni e pareri su altri aspetti a cui sono (siamo) molto sensibili. Argomenti quasi completamente trascurati: la sicurezza, i consumi, l’affidabilità, il costo di gestione e della manutenzione del veicolo, giusto per citare i più evidenti.

Perché? Io mi sono dato alcune risposte: alcuni di voi sono ex pistaioli o comunque “piloti dentro” e a voi andrebbero affidate per la recensione solo moto da SBK o simili, altri sono invece corsaioli da strada. Basta vedere quando inchiostro (reale ed elettronico) consumate per parlare di sicurezza attiva e passiva e poi, alla prima occasione, vi fate immortalare in derapate, impennate o tagli di traiettoria.

Dopo tante moto e tanti chilometri mi sono fatto un’idea di chi sa guidare veramente, cioè chi, in nome della sicurezza, rischia il meno possibile (già perché il rischio oggettivamente c’è sempre dal momento stesso in cui si sale in moto), chi torna sempre a casa sulle proprie gambe, chi si protegge e bene sempre, chi riesce a divertirsi senza mettere la propria e l’altrui esistenza a rischio.

Quando ho iniziato a guidare la moto verso la fine degli anni 80 eravamo una nicchia e non ho mai avuto niente contro l’esplosione del fenomeno sociale delle due ruote. Improvvisamente siamo diventati tutti motociclisti, il che ha prodotto effetti positivi e negativi. I prodotti sono stati migliorati costantemente e si sono moltiplicati i produttori di componentistica di alta qualità e d’abbigliamento dedicato. La concorrenza, si sa, fa bene soprattutto ai consumatori. Per contro si sono creati veri e propri “mostri” delle due ruote. Mi spiego: anni fa in strada si doveva fare attenzione alle autovetture, ai pedoni e al fondo stradale mentre oggi il principale fattore di rischio nei miei giri sull’Appennino è rappresentato  dagli altri motociclisti. Li vedi dare tutto in accelerazione per poi impegnare le curve a velocità ridicole, o li vedi sfrecciare “a vita persa” contro ogni istinto di conservazione.

Certo, direte voi esperti, che colpa ne abbiamo noi? Certo che non è colpa vostra. Eppure sono convinto che chi si prende la briga di parlare di moto debba farlo con grande attenzione, pensando che dall’altra parte della pagina o dello schermo del computer (più recentemente dello sartphone) ci possa essere l’invasato di turno alla ricerca di pura adrenalina. Ponete l’accento, o meglio, spostate l’asse delle emozioni da quelle effimere a quelle più vere, durature e soprattutto di buon senso.  Basta parlare di sgasate, di accelerazioni brucianti o di guida al limite. Per quelle c’è un posto perfetto che si chiama pista. Su strada è davvero difficile tornare a casa sempre integri, per questo tutti, giornalisti ed esperti compresi, dobbiamo spingere in un’univoca direzione: sicurezza e slow emotion.

Leggo sui forum che la KTM 1290 a 180 chilometri orari ondeggia…la mia moto in 40.000 km non ha mai superato i 140 km/h e un giorno ho percorso 1.200 km senza superare i 135! Certo, nella mia vita ho provato a “correre”. Anni fa, in Germania, sono andato come si suol dire “al limite” e la velocità non mi ha dato alcunché. Anche con la strada completamente libera, penso che un animale potrebbe sbucare dal nulla e tagliarmi la strada, penso che potrei trovare sul mio percorso un oggetto sull’asfalto… non riesci ad evitarlo e sei fritto.

Provate a godervi la moto turisticamente, scoprirete che le gomme durano tre volte tanto, consumerete la metà, rischierete meno e soprattutto vivrete la moto come una sana terapia rilassante. Se avete la corsa nel DNA andate in pista. Là potrete dare libero sfogo al vostro istinto.

Cari giornalisti, scrivete qualcosa anche per chi vuole semplicemente godersi il viaggio della vita in moto in modo sereno e tranquillo. Ci siamo anche noi.

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