Motospia

Shark e Yamaha: il mercato italiano merita rispetto

Shark Yamaha apertura

Dopo una serie di problemi sui suoi caschi mai effettivamente risolti, Shark chiude i battenti in Italia e porta tutte le attività in Francia. Lasciando ai concessionari Yamaha, distributore del marchio nel nostro Paese, l’onere delle vendite, del post vendita e della forte concorrenza del Web.

Shark è un produttore francese di caschi. In Italia è stato distribuito da Ber Racing, un’azienda che nel passato era riuscita a far considerare il marchio francese più di quanto non fosse. Spesso si vende un prodotto non tanto per i contenuti tecnici raggiunti ma, qualche volta – e questo è stato il caso di Shark – per le promesse di miglioramento dei prodotti.

Nel tempo Shark non è stata all’altezza degli standard qualitativi, descritti nella loro comunicazione, promessi al distributore e da questi, in buona fede, garantiti al dealer e all’utente finale. Le promesse di miglioramento dei prodotti non mantenute portavano inevitabilmente alla fine di quello che doveva essere – o sembrare – un matrimonio duraturo. Già nel 2010 la Shark è stata al centro di polemiche inerenti la sicurezza di alcuni modelli di caschi (testati all’epoca dalla rivista Altroconsumo), e se inizialmente ci fu un’azione comune, tra Ber Racing e Shark per smentire le conclusioni di Altroconsumo sulla scadente sicurezza offerta dai prodotti della casa francese, nel prosieguo la Ber Racing optò per lo scioglimento della loro intesa commerciale.

Abbandonata da Ber Racing, Shark è riuscita a raggiungere un accordo commerciale addirittura con Yamaha. La casa giapponese di Iwata, ha infatti preso in carico la distribuzione dei caschi Shark, inserendoli a catalogo a partire dal 2013. In questi ultimi anni in Yamaha c’è stata una girandola di dirigenti, per cui verosimilmente, chi ha firmato l’accordo non è colui che ha creato il rapporto e stabilito le clausole contrattuali. Questa situazione oltre a creare confusione, sta generando non poche rogne ai concessionari. Probabilmente, lo potete immaginare, case come Yamaha, “concordano” quantità di moto in base ai diversi modelli in modo che i veicoli più facilmente vendibili trainino i prodotti meno “appetitosi” e tra questi, dove è previsto, anche partite di caschi, tute, stivali e altri accessori.

Dopo essere stati “convinti” a riempire i loro magazzini, alcuni dealer ufficiali asseriscono di avere scontistiche troppo basse (ovvero prezzi troppo alti), perché come nel caso di Shark, il listino in vigore trova una concorrenza spietata in Internet con cifre assolutamente concorrenziali e in alcuni casi vicino al prezzo d’acquisto pattuito con Yamaha. Insieme al problema dei prezzi i concessionari e i clienti Yamaha hanno scoperto magagne non ancora risolte dai tempi di Ber Racing. Sui forum si discute di noie che si hanno con questi caschi: meccanismi troppo delicati, visiere parasole che si bloccano, plastiche delicate, prese d’aria difettose.

Quando il cliente Yamaha si rivolge al suo concessionario, anche se da questi gli viene riconosciuto il difetto, il servizio post-vendita e le garanzie di Yamaha (che poi si rivolge al servizio clienti di Shark), richiedono tempistiche infinitamente lunghe perché vengano evase. Oltre allo scontento dei clienti, i caschi Shark restano “fermi” per mesi senza poter essere utilizzati.

Ma la notizia più preoccupante per i concessionari è la ufficializzazione dello scioglimento di Shark S.r.l. (ovvero Shark Italia) che è effettivo dal 1 di dicembre 2016. I clienti ora possono protestare con la casa madre in Francia, a Marsiglia.

Non riusciamo a comprendere come un’azienda come Shark, con questi caschi che sono molto considerati e piacciono anche esteticamente ai partecipanti del circuito SBK e nella MotoGP (in particolare Jorge Lorenzo) che vengono mediamente venduti a prezzi molto alti, che per scelta della direzione commerciale e delle politiche di prodotto tenderebbe verso un appeal e un potenziale molto alto, si perda in risparmi su accessori con meccanismi troppo delicati e visiere parasole che si bloccano, abbassandone la qualità in maniera insopportabile.

Ci auguriamo che i proprietari francesi si rendano conto che per competere su un mercato molto qualitativo, esigente ma disponibile alla spesa, sicuramente sono necessarie sia l’estetica che le grafiche accattivati, ma anche e soprattutto qualità costruttiva e componenti adeguati a prezzi e posizionamento di mercato molto alti. A questo bisogna aggiungere un servizio post-vendita celere e tecnicamente preparato. E se hanno bisogno di riferimenti, a caso facciamo due nomi: Arai e Shoei.

Per quanto riguarda Yamaha noi riteniamo abbia almeno uguali responsabilità. Per rispetto dei concessionari e clienti, questo marchio meriterebbe una gestione più attenta ai problemi del mercato Italia, una realtà che per vendite e fatturati è posizionato nei primi posti, a giocarsi la leadership con Gruppi come Nolan.

 

© 2022, MBEditore - TPFF srl. Riproduzione riservata.


Vuoi saperne di più? Di' la tua!

<strong>SCRIVICI</strong>

    acconsento al trattamento dei dati presenti nel form di contatto