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PRATICA DELL’INSULTO IN STRADA

In Italia la pratica dell’insulto alla guida non è riservata solo agli automobilisti. I motociclisti ne fruiscono a piene mani in relazione ad alcune variabili sociali, culturali ed antropologiche che determinano i comportamenti umani. Affronteremo qui il tema della sociologia della pratica attiva e passiva dell’insulto in moto, senza la pretesa di essere esaustivi.

La pratica dell’insulto. Il disinvolto
Chi sa guidare bene una moto e se la cava alla grande in mezzo al traffico mostra il naturale istinto di infrangere alcune elementari regole della circolazione stradale e guidare in maniera “disinvolta”. Questa specie dal nome scientifico “motocicletterrimus escrementizium amorfiis” (altrimenti detto “stronzo”) alimenta la pratica passiva dell’insulto. Egli ama tagliare la strada a chiunque lo avvicini. Si diverte a zigzagare tra le auto nel traffico, gode nel non fermarsi per far passare le vecchiette sulle strisce e nel parcheggiare sui marciapiedi in prossimità degli scivoli per le carrozzelle dei diversamente abili. Questa specie per nulla in estinzione, viaggiando alla velocità della luce, non ode la vasta gamma di insulti che gli vengono attribuiti lungo i suoi percorsi. Ma al semaforo rosso la velocità del suono è minore di quella della luce. Lì, a veicoli fermi, si scatena l’inferno di improperi, tutti generosamente elargiti dai conducenti delle auto (e dalla vecchietta giunta finalmente al semaforo) e decisamente meritati dal motociclista disinvolto.

La pratica dell’insulto. Il malcapitato
Una specie in estinzione è quella nel “motociclettinuus tranquillis”. Questa specie (ora protetta anche dal WWF) guida la propria moto nel traffico cittadino in maniera compita e assennata. È così educato che si comporta come un automobilista: non sorpassa in doppia fila nemmeno se ci passa un camion, dà la precedenza anche quando non è dovuta, fa diligentemente le file, parcheggia solo nei spazi dedicati appositamente alle moto. Gode di un triste primato. Per lui la pratica dell’insulto è passiva. Viene insultato sia dalla specie dei motociclisti “stronzi” (perché troppo educato, quasi impacciato, al limite della santificazione) che dal resto degli automobilisti.
Gli automobilisti lo insultano a causa della “reputazione” di cui godono a priori tutti i motociclisti grazie all’apporto notevole della specie dei motociclisti “stronzi”. Il sillogismo funziona pressappoco così: “Tutti i motociclisti sono stronzi. Questo che passa è un motociclista. Anche questo motociclista è stronzo”. Il malcapitato, quindi, si becca gli insulti e le angherie di default, anche se non ha fatto nulla.

 

La pratica dell’insulto. Il sapientone
Un’altra specie in rapido accrescimento è quella del “motocicletticus aecletticus paraculus”. Questa specie pratica l’insulto dispensando consigli a tutti gli altri motociclisti che, a parer suo, ne hanno bisogno. Ciascun consiglio è accompagnato da un appellativo, un dolce eufemismo, per rafforzare quanto enunciato. “Levati cretino che non sai guidare” o “Fammi passare idiota incompetente” sono le sue migliori espressioni. Difendersi dall’aggressività verbale di questa specie è assai facile.  Basta far finta di non aver capito, non raccogliere la provocazione e non spostare di un centimetro la propria moto. Il paraculus cambierà traiettoria, troverà un’altra direzione per passare e insultare qualcun altro.

La pratica dell’insulto. Il maschilista
Una specie in estinzione è costituita dal “motociclettuus masculus potentis”. In genere la pratica dell’insulto è diretta solo nei confronti delle ragazze in moto, specialmente se sembrano un po’ imbranate. “A casa a fare la calza!” Oppure “Vai a fare la spesa e a cucinare” sono i tristi insulti che sanno profferire. Questi ultimi mostrano un talento innato nel saper offendere e ci spiace che si stiano estinguendo. Difendersi da questa specie è divertente: occorre sfoderare un sorriso a 47 denti, ingranare la marcia e fargli mangiare un po’ di polvere, giusto per rimettergli in ordine un paio di idee. Una specie parallela è quella del ”automiblistis masculus potentis”. Questa specie si caratterizza per gli improperi di cui sopra urlati a squarciagola dal finestrino abbassato.  La difesa qui è facilissima. Con una moto si sorpassa facilmente un’auto nel traffico e si dimostra agli insultanti che è appena il caso di chiudere il becco e andare a nascondersi.

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