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NOLAN DIVENTA FRANCESE, E ORA TOCCA A DAINESE…

Manovre societarie in vista nel mondo italiano degli accessori moto. Nolan è già finita in pancia al gruppo che controlla Shark, mentre Dainese sarà la prossima preda a essere cacciata. Ineluttabili dinamiche del mondo della finanza o scricchiolii nelle performance sul mercato?

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Cessione Nolan. Il mondo degli accessori e dell’abbigliamento moto vive una stagione di fermento, che però riguarda più le vendite di intere società piuttosto che di prodotti nei negozi. In un mercato dove gli sconti sul listino diventano la regola e non l’eccezione di fine stagione capita ormai di frequente di leggere nelle pagine dei quotidiani finanziari nomi noti a noi popolo delle due ruote. Il 2019 conferma questa tendenza, con due marchi italiani che tengono banco nelle cronache finanziarie.

Ha iniziato Nolan, ceduta a inizio aprile dagli azionisti guidati da Alberto Vergani alla 2 Ride Holding (controllata dal fondo di investimento francese Eurazeo, detiene anche i marchi Shark, Bering e Segura). All’asta, gestita dalla banca d’affari svizzera UBS, hanno partecipato sia operatori industriali che fondi di private equity, da sempre interessati al settore degli accessori moto (la stessa Nolan era stata partecipata dal fondo inglese 3i nel periodo 1992-2001). Come spesso accade in questi casi, il prezzo non è dato a sapere ma qualche portale specializzato in fusioni e acquisizioni parla di un intorno di 70 milioni di euro (meno di due volte il valore dei ricavi, 40 milioni nel 2018).

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Passa di mano Nolan, ceduta dagli attuali azionisti alla 2 Ride Holding del fondo di investimento Eurazeo

Uno scippo di marchi ad opera dei transalpini? Sembra di no, visto che la produzione di caschi Nolan, X-lite e Grex e degli interfoni N-Com rimarrà a Brembate Sopra dove lavorano 350 dipendenti (e i manager, riconfermati).

Nemmeno il tempo di asciugare l’inchiostro sul contratto di compravendita Nolan che un altro grande nome del made in Italy motociclistico finisce in vetrina. Si tratta di Dainese, oltre 200 milioni di euro di ricavi all’anno con il marchio omonimo e con AGV, oltre a negozi monomarca, brand ambassador del calibro di Giacomo Agostini e prodotti in uso persino agli astronauti delle missioni spaziali. In questo caso la parola fine è ancora lontana: la banca d’affari Lazard, incaricata del processo di vendita, sta avviando ora i contatti con i potenziali acquirenti la cui lista è molto lunga.

 

Ma sotto sotto, quali sono i motivi di queste vendite? I marchi nostrani hanno problemi e quindi chi li controlla cerca di lasciare il cerino in mano a qualcun altro? In realtà no. Certamente il mercato è aggressivo e difendere i prezzi è sempre più difficile, tanto per la competizione che per le mutate (e mutevoli) preferenze dei consumatori.

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Giacomo Agostini, brand ambassador Dainese e AGV

Ma aziende come Nolan e Dainese restano comunque appetibili, forti di un marchio conosciuto e affermato. Quello che rileva, in operazioni di questo tipo, sono le diverse le esigenze degli azionisti. Per Nolan si tratta di un tema di passaggio generazionale, ovvero l’esigenza di azionisti “anziani” di passare alla cassa e lasciare il testimone a chi ha energie (proprie o manageriali) fresche per portare avanti la tradizione. Dainese invece è già un prodotto della “cultura” del private equity. Il fondo Investcorp infatti ha comprato l’80% della società da Lino Dainese nel 2014 per circa 130 milioni e, dopo 5 anni in sella, si trova nella condizione di voler uscire dall’investimento (il gioco dei private equity è quello di far crescere rapidamente le società in 3-5 anni e poi monetizzare con plusvalenza, non è gente che si innamora di quello che possiede).

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Cosa faranno i nuovi padroni di Dainese, ricerca e sviluppo o solo apertura di nuovi negozi? La risposta tra 3 o 5 anni

Cosa cambia nel medio termine per noi acquirenti di giacche, caschi e stivali da moto? Tranquilli, poco e niente. Gli investitori finanziari si concentrano di più sull’apertura di nuovi negozi che non sullo stravolgimento dell’offerta di prodotti. A noi, umili motociclisti, non resta che pensare ad andare in moto con l’equipaggiamento in ordine, lasciando invece agli uomini della fantafinanza le congetture su numeri e strategie.

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