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Mercato moto 2020: quanto si perde a causa del coronavirus

mercato moto

Il nostro mercato è stato il primo, in Europa, ad essere colpito dal coronavirus e dalle relative misure di contenimento che hanno, di fatto, bloccato produzione e commercio. Cosa possiamo prevedere per il mercato moto 2020? 

Il mercato italiano, naturalmente non solo per quanto riguarda la moto, è stato il primo in Europa a soffrire dell’espandersi della pandemia da coronavirus. Da noi sono entrate in vigore misure restrittive già dalla fine di febbraio. E le regioni più colpite sono senza dubbio la spina dorsale del mercato moto in Italia. Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto, da sole valgono oltre il 50% del mercato moto!  

Il 2020 si era aperto bene per le vendite moto. Nei primi due mesi avevamo già registrato un ottimo +9,3% rispetto al corrispondente periodo 2019. Poi è arrivato il Covid-19, e, dopo la Cina, tutto il mondo si è bloccato, proprio a partire dall’Italia.

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E cosa è successo al mondo della moto?

Secondo dati attendibili,  nei primi dieci giorni di marzo, quando tutte le attività hanno cominciato a gradualmente a bloccarsi, pare ci sia stato un calo del mercato del 25%. E poi è arrivato il buio totale.

Esperti del settore prevedono naturalmente un dato fortemente negativo anche se il coronavirus finisse sotto controllo e tutte le attività potessero ripartire dalla tarda primavera (maggio) per poi tornare alla piena attività entro la fine di luglio. Ma non tutto sarebbe perduto. In questo scenario, infatti, si può prevedere una forte ripresa dei consumi già da giugno. E sempre secondo questo scenario, a fronte di perdite per il settore moto valutabili in circa il 60% nei primi sei mesi, si potrebbe prospettare un’ottima seconda parte dell’anno. E sperare che la perdita percentuale delle vendite totali del 2020 sul 2019 si attesti attorno al 30%. Si venderanno cioè poco più di 180.000 pezzi.

Ma la buona notizia è che poi nel 2021 potremmo sperare di arrivare a sfiorare le 250.000 unità, cioè circa un 8% in più rispetto al 2019. Tutto questo, naturalmente, se si realizzasse lo scenario supposto, cioè che in Italia si possa tornare a lavorare e vivere normalmente anche se gradualmente, dalla metà di maggio in poi.

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