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KAWASAKI FESTEGGIA IN SBK, A QUANDO IN MOTOGP?

Kawasaki festeggia. La casa nipponica stravince da anni nella categoria delle derivate di serie: perché non è ancora andata in MotoGP?

Questo weekend, il quattro volte Campione del Mondo e attuale Campione in carica Jonathan Rea ha stravinto l’appuntamento del mondiale disputato in Argentina, nel nuovissimo Circuito San Juan Villicum e Kawasaki festeggia l’ennesimo successo tra le derivate di serie.
Il nordirlandese del Kawasaki Racing Team WorldSBK ha preceduto sul traguardo l’italiano Marco Melandri e il turco Toprak Razgatlioglu del team privato Kawasaki Puccetti Racing.
Con questo successo Jonathan Rea, grazie anche al contributo degli altri piloti Kawasaki Tom Sykes e Toprak Razgatlioglu, ha permesso alla casa di Akashi di vincere il quarto Titolo Costruttori consecutivo.

KAwasaki festeggia
Jonathan Rea, il trionfo

Un risultato davvero di tutto rispetto, a conferma della bontà del progetto ZX10R. Una moto esageratamente veloce e competitiva, che nelle mani del pilota nordirlandese si trasforma in un compasso mortale per gli avversari e lo spettacolo.

Kawasaki festeggia, ha vinto e sta vincendo così tanto sia nel mondiale 1000 sia nel neocampionato SSP300 con Ana Carasco, a quando il debutto nel campionato MotoGP? O meglio, perché non ha ancora pensato ad approdare nel campionato simbolo della massima espressione del motociclismo in pista?

Le ipotesi affiorate durante una discussione in redazione sono diverse: la prima vuole che, semplicemente, il campionato MotoGP non è seguito in Giappone quanto quello delle derivate di serie (lo stesso campionato nazionale All Japan Superbike è garanzia di spettacolo), perciò preferiscono dedicare energie alle derivate di serie; la seconda è più maligna: la casa giapponese si è creata una sorta di “confort zone”, nella quale ha la certezza che andrà sempre a vincere e a raccogliere risultati utili per team, piloti e soprattutto mercato; la terza ipotesi vuole che la casa giapponese non abbia più nulla da dimostrare, dato che ha creato la moto più veloce del mondo (la Ninja H2R) utilizzando solo ed esclusivamente processi made in Kawasaki.

Un’altra ipotesi è puramente legata al mondo MotoGP: al di fuori dei soliti nomi, esistono piloti in grado di fare davvero la differenza, anche con una moto non subito competitiva? Quanti anni e soldi servono ad una casa costruttrice, anche grossa come Kawasaki, a creare un mezzo efficace anche con un pilota di secondo piano?

L’esperienza KTM insegna molto: ha fatto spesa presso gli ex tecnici Honda ed ha allestito un team per la MotoGP: il risultato è una moto esteticamente simile alla RCV, ma tecnologicamente austriaca. I piloti attuali, per quanto siano veloci, non sono in grado di star dietro ai primi e per il 2019 la KTM ripone la fiducia nell’astro francese Zarco.

Kawasaki festeggia e i risultati del dominio di Rea si riflettono nelle vendite della ZX10R: le versione del 2005, 2007 e 2009 sono sempre state viste come belle moto ma nulla di eccezionale e venivano acquistate perché di design piacevole; appena Rea ha iniziato a vincere mondiali, per le strade sono comparse Ninja come funghi in un sottobosco umido. Lo stesso è successo con la nuova R1: il design simile alla moto di VR46 è stato sufficiente per venderne a bizzeffe.

KAwasaki festeggia
La ZX10R del 2007, chiamata “la Balena” per il suo peso e la sua scarsa reattività in curva

Alla luce di quanto detto, perché allora buttare alle ortiche denaro ed energie? Dal punto di vista puramente economico, do ragione a Kawasaki, ma dal punto di vista puramente sportivo no. Kawasaki dovrebbe osare ad entrare in MotoGP, nel circus dei grandi, e lasciare un ambiente dove non ha più niente da dimostrare con un solo pilota. Portare Rea in MotoGP e rendere la ZX10R perfetta per qualsiasi altro pilota, questa dovrebbe essere la sfida!

 

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