Motospia

In Vespa sulla via Bizantina. Seconda parte Da Bologna alla Calabria in Vespa in 8 giorni

vespa

Riprendiamo il resoconto del viaggio che da Bologna mi ha portato in Calabria seguendo le tracce di antiche migrazioni bizantine. Sempre in Vespa ovviamente! Ci eravamo lasciati il 12 luglio a Grottaferrata…

Lunedì 13 luglio. Grottaferrata (RM)-Cassino (FR). 160 km

 Niente male incominciare la settimana con la prospettiva di una sosta forzata all’assistenza Piaggio più vicina. Il fatto è che da quando siamo partite sento la Vespa strana, un po’ tartagliante, rallentata… e dire che tutto dovrebbe essere meno che rallentata! L’idea di farla aprire da mani sconosciute non mi piace per niente, ma anche continuare così, correndo il rischio di rovinarla… Che fare? Alla fine, dopo aver sentito al telefono amici esperti e meccanici di fiducia, opto per una soluzione intermedia: cambio della candela e vediamo come va. Dopo il cambio riparto e sì, va meglio ma ancora non mi convince… resto vigile!

Intanto proseguiamo verso sud, direzione Benevento, passando per Colleferro e Frosinone: la Ciociaria insomma. Qui la strada mi fa stare tranquilla, né troppo larga né troppo stretta, e anche il paesaggio circostante non è niente male. Siccome tra consulti telefonici, cambio candela e ricerca meccanico moto per acquisto altre candele alla fine ci siamo messe in marcia più tardi del solito, arriviamo a Cassino che è già pomeriggio. Penso che per oggi basti così, e proprio all’ingresso del paese vedo un hotel che sono certa farà al caso nostro. E non poteva essere più vero: chiamo il numero indicato sulla porta e dopo dieci minuti arriva il proprietario su una bellissima Guzzi Centauro rosso fiammante, tenuta talmente bene che sembra appena uscita dalla fabbrica!

vespa

 

E così faccio la conoscenza di Massimiliano, motociclista vero che condivide la sua passione con la moglie Anna, biker anche lei! Superfluo consigliarvi, se siete di passaggio, di fermarvi qui all’Hotel Alba http://www.albahotel.it/. Anche perché vi basterà alzare gli occhi dalla finestra della camera per ammirare da sotto la famosa Abbazia di Montecassino (la strada per salire è poco più avanti), e fare qualche passo per trovarvi tra fiumi di ottima birra nei pub poco distanti!

vespa
L’Abbazia di Monteccasino.

Martedì 14 luglio. Cassino (FR)-Benevento-Greci (AV)-Savignano Irpino (AV). 180 km

 Per Benevento non devo fare altro che proseguire sulla strada su cui mi trovo, facendo solo attenzione al bivio che incontrerò a un certo punto. L’alternativa mi porterebbe a Napoli. Fino al bivio percorriamo una statale ben tenuta e circondata da montagne ricche di vegetazione. La Vespa sembra stare bene. Io comunque evito di sforzarla oltremodo: è una media interessante di chilometri quella che le sto facendo fare ogni santo giorno!

Passato il bivio riecco una di quelle superstrade che per noi non sono il massimo. Ma tant’è. Ce la caviamo comunque bene. Arrivate a Benevento, facciamo una breve sosta all’ombra lungo la strada che ci porterebbe in centro città. Ma non so perché qualcosa mi respinge e mi invoglia a proseguire. Non ho idea di cosa sia questa cosa che ogni volta che arrivo in un posto mi fa decidere all’istante se fermarmi o andare oltre. Chiamiamolo istinto. In ogni caso non lo metto mai in dubbio. Quel che sento, faccio. Mai pentita!

Così ritorniamo fuori dal circuito cittadino e prendiamo direzione Foggia. Il motivo è semplice: a circa 50 km da qui c’è l’unico paese arbëresh della Campania, nella provincia di Avellino. Si chiama Greci, è piccolo piccolo. Voglio visitarlo!

I 50 km che iniziamo a percorrere mi catapultano in un’atmosfera modello States… solo campi a perdita d’occhio e pale eoliche. Distese di infinito.

E al termine dell’infinito, e dopo una breve sosta, ecco quello che cercavo!

vespa

Come da migliore tradizione arbëreshë il paese è abbarbicato in cima a tornanti mozzafiato. Qui, in 5 km (la distanza dal cartello al centro di Greci) si arriva dal livello del mare a 850 metri. Fa quasi freddo! E sempre come da tradizione, l’ospitalità è impagabile. In comune mi accolgono a braccia più che aperte, accompagnandomi in una visita divertente e accurata.

E siccome qui non ci sono strutture ricettive, contattano per me il b&b del paese sul colle di fronte (“latino” però), riservandomi già la stanza per la notte.

Le antiche abitazioni dette Kalive.

Dopo due ore di camminata, che sempre come da migliore tradizione non è mai in piano ma solo salita o discesa (“qui ci vogliono gambe arbëreshë, non padane!”, diciamo ridendo io e il mio accompagnatore), nei vicoletti del centro storico e tra le fontane dei vecchi tratturi, saluto questa briciola d’Arberia che conta appena 600 abitanti molto determinati a conservare la lingua: all’esame di terza media infatti per i ragazzi è obbligatorio superare l’esame di arbrisht scritto e orale! Un libro della loro grammatica lo regalano anche a me. Peccato non abbiano conservato invece il rito bizantino-greco.

Percorro i tornanti a scendere, attraverso la strada e poi di nuovo si sale sulla collina di fronte per raggiungere Savignano Irpino, dove alloggerò. È uno dei Borghi più belli d’Italia, anche questo piccolo piccolo (qui gli abitanti arrivano al migliaio) ma molto curato. C’è un solo b&b, accanto al castello, e una sola pizzeria/rosticceria dove mangio praticamente tutto quello che trovo!

Mi addormento con la grammatica arbëreshë in mano, pensando a quanto radicata e resistente sia questa particolarissima minoranza così sconosciuta ai più.

vespa

Mercoledì 15 luglio. Savignano Irpino (AV)-Barile (PZ)-Pisticci (MT). 230 km

 Mi sveglio decisa a cambiare strada rispetto a quanto preventivato da casa. Sulla cartina avevo pensato di raggiungere come prossima tappa Barile, paese arbëresh del Vulture lucano e da lì scendere in Calabria attraverso il Pollino e la Tirrenica… ma vista la situazione della Vespa che ogni tanto qualche bizza me la fa, dopo Barile prenderò per Metaponto e in Calabria ci arriverò dalla Ionica. È una strada che ho fatto diverse volte e so che è sicuramente meno impegnativa di Pollino e compagnia.

Partiamo e fino al passaggio in Basilicata la strada fila liscia. Verso Barile c’è un accenno di superstrada ma dura poco. Usciamo e un po’ meno abbarbicato del solito incontriamo questo paese, annunciato dalle cosiddette cantine dello sheshi, un complesso collinare di grotte scavate nel tufo, utilizzate prima come rifugio e poi come cantine per il vino Aglianico. Nel 1964 Pier Paolo Pasolini qui girò alcune scene del suo “Il Vangelo secondo Matteo”.

Arrivate nel centro del borgo parcheggio e mentre mi guardo in giro vengo avvicinata dall’immancabile angelo custode che gentilmente si incarica di farmi visitare e raccontarmi un po’ il paese. Anche qui purtroppo non hanno conservato il rito bizantino-greco ma soltanto la lingua. In giro c’è un’aria un po’ dimessa perché causa Covid sia la proloco che molte cantine sono chiuse. Però, grazie al mio accompagnatore, un assaggio di Aglianico fresco fresco di cantina riesco a farlo.

Completata la passeggiata, ritorno alla Vespa e ringraziando sempre per la squisita accoglienza riparto direzione Potenza. E da qui parte una giostra di superstrade interrotte da lavori e farcite di camion che, come ho già detto, ci stressano parecchio. A Potenza, poco prima dello svincolo per Metaponto, mi fermo per una sosta. Decido anche di cambiare un’altra volta la candela, perché sento la Vespa di nuovo rallentata e con poca spinta. E faccio decisamente bene perché il tratto successivo è ancora peggiore. Pieno di lavori in corso e totalmente privo di corsia di emergenza e aree di sosta per chilometri e chilometri, peraltro molto caldi.

A un certo punto attacco a inveire contro il vento invocando l’ira degli dèì e meditando denuncia. Ma come si fa a buttare la gente su strade così?? Ho i nervi a fior di pelle, e alla prima pompa di benzina mi fermo per rilassarmi un po’. Mi bevo anche una birretta. Respiro.

Ripartiamo e a circa 15 km prima di Metaponto, grossomodo all’altezza di Pisticci, vedo un agriturismo sulla strada. Non ci penso due volte a fermarmi, decisa a fermarmi per la notte. E va esattamente così. La sera fa da sfondo alla cena il primo acquazzone da quando siamo partite. Ma la Vespa sta sotto una tettoia all’asciutto, e io al ristorante. Tiè!

Giovedì 16 luglio. Pisticci (MT)-Santa Sofia d’Epiro (CS). 170 km.

 Carico la Vespa pensando con un sorrisino un po’ ebete che se tutto va bene questo è l’ultimo tratto. Ancora 15 km di superstrada e poi incontreremo la Ionica che in direzione sud ci porterà nella Calabria che abbiamo voglia di salutare.

E una volta sfilati gli ultimi chilometri di Basilicata ecco che la Vespa sembra leggere i cartelli e… prende ad andare che è una meraviglia! Mentre mi chiedo che cavolo le sia preso adesso, chiedendomi anche se sia più matta io di lei, mi viene in aiuto un ricordo di Giorgio Bettinelli. Lui che il mondo in Vespa l’ha girato davvero (mondo eh, letteralmente) in uno dei suoi resoconti africani raccontava di come ogni tanto la Vespa gli sembrasse “umana” nei suoi umori e malesseri. E lo stesso è sempre parso, umilmente, a me.

Comunque in questo caso la capisco e sento come lei. Questo primo tratto di Ionica mi rende completamente felice. Non so come spiegarlo, ma è così: ogni volta che lo faccio sono felice. Immediatamente. E tutto il resto sparisce. Sarà che il primo scorcio che si incontra è il più tipico e riconoscibile paesaggio della costa calabrese: il monte che finisce nel mare con una piccola insenatura di sabbia (tipo l’illustrazione sull’etichetta dell’Amaro del Capo, tanto per intenderci). E io appena lo vedo, non so perché, mi sento bene.

Percorriamo la litoranea fino a Sibari (e ogni tanto non si può far altro che fermarsi a guardare quanto è bello il mare qui), e poi dentro. Verso le colline d’Arberia. Nonostante la conosca, sbaglio pure strada un paio di volte, ma poi alla fine la imbrocco. Ecco i cartelli bilingue, ecco la strada per San Demetrio Corone che, accidenti!, mica me la ricordavo così impegnativa! E sempre stupenda tra gli uliveti. Sento la Vespa bollire e allora, passato il paese, prima degli ultimi 15 km che ci separano da Santa Sofia, mi fermo a farla raffreddare un po’.

Mi accosto vicino a una casetta. Dopo qualche minuto esce l’anziano proprietario. «Avete avuto un guasto»? Mi chiede preoccupato. «No no, la sto solo facendo raffreddare… sa, la strada da Cantinella, il caldo…». Rispondo. «Ah certo»,dice e rientra. Passano dieci minuti ed eccolo di nuovo. «Volete per caso un bicchiere d’acqua fresca»? Chiede gentile. «No, la ringrazio, servirebbe piuttosto alla Vespa»! Gli dico. E ridiamo.

Ecco sì: questa è l’Arberia.

© 2022, MBEditore - TPFF srl. Riproduzione riservata.


Vuoi saperne di più? Di' la tua!

<strong>SCRIVICI</strong>

    acconsento al trattamento dei dati presenti nel form di contatto