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Honda NC750S ‘S’ come ‘soddisfatto’

Marco Gambardella, il poeta della moto, incontra la nuda Honda NC750S, una bicilindrica perfetta per cominciare che sa regalare soddisfazioni anche a chi in moto ci va già da tempo.

Sono le otto e dieci di mattina. Dall’ingorgo trovato all’ingresso della Grande Città, non avrei mai detto di riuscire ad arrivare in anticipo addirittura di venti minuti al punto di carico: termine pessimo, quest’ultimo, ma comunemente in uso. Preferisco dire punto di incontro: mi pare più umano e più rispettoso; dà persino un tocco diverso alla giornata lavorativa dell’autista che sono! Beh… Stamane, sono soddisfatto!

Venti minuti di anticipo non sono pochi, anzi, è un bel anticipo: un perfetto orario. In questi casi, mi sento ancora più rilassato e sereno: è come se avessi già svolto buona parte del mio compito, anche se non sono che all’inizio dell’impegno!

Venti minuti di attesa. Sì, sono anche pochi, volendo vedere… ma sono anche tanti: dipende! Dipende da come ti ci metti tu, in quell’arco di tempo; intendo, con quali disposizione d’animo, con quali aspettative. Qui, su questo lato della strada, per esempio, non c’è nemmeno un bar, quando avrei proprio bisogno di un caffè, stamattina…

Cammino, allora! Cammino avanti e indietro su quel tratto di marciapiede, uno strano pezzo di marciapiede: tutto butterato. Un disegno, anzi, due strisce di incisioni corrono parallele. Una affianca il muro del moderno edificio; l’altra corre lungo il ‘basello’ – o gradino, in italiano, che dir si voglia – del marciapiede stesso (lato strada cioè). La loro larghezza è pressoché identica, lasciando nel bel mezzo del marciapiede, una terza striscia, una sorta di ‘banda larga’ intonsa.

Honda NC750S
Il debole asfalto che nella stagione calda si segna con i cavalletti delle moto

Sono un po’ sovrapensiero (l’ho detto: avrei bisogno di un caffè), e lo sguardo mi si fissa su questa insolita serie di buchi, tutti dalla forma rettangolare. Buchi non regolari, eppure in qualche modo perfettamente allineati, perpendicolari all’edificio; sicuramente casuali, ma che sembrano ripetersi secondo una logica ferrea; non uniformi, ma quasi appaiati, ordinati. Alzo lo sguardo e… ah! Ecco! Capisco! Sono praticamente ‘le tracce’ dei tanti lavoratori e lavoratrici, che giungono ogni giorno sul loro campo di battaglia a bordo dei loro scooter!

Quell’asfalto che, anche se grigio, è tanto modellato da non sembrare nemmeno di catrame, bensì fatto con le Bubble Gum, quelle buonissime ‘mega-cicche-rosa’ che comparvero e imperversarono strepitosamente quando eravamo ragazzi. Già, proprio quell’asfalto che sotto il sole cocente si rammollisce tanto da far affondare i piedini d’appoggio dei cavalletti centrali o laterali dei motocicli, al punto da chiedersi persino… con che cosa l’abbiano fatto, Santo Cielo: non trovi un asfalto così in tutta Europa!! Eppure, quello stesso asfalto, anonimo e mal fatto che sia, in realtà, proprio in tal modo, diventa quasi un memoriale: porta in sè infatti il segno dei giorni. Sì, la memoria del passaggio, prezioso e sofferto, di tanti e tanti giorni lavorativi.

Si ripetono, quelle tracce, una dietro l’altra, occupando tutti gli spazi utili, arrivando addirittura sin sotto i pali dei cartelli stradali. Talvolta sovrapponendosi inevitabilmente le une alle altre, lasciando dei marchi anonimi che sono altrettante irriconoscibili ma precise firme personali: le firme della gente che passa ore, giorni, mesi… forse anni, chiusa in un ufficio, obbligata a stare dietro una scrivania, vincolata allo schermo di un computer, in uno dei tanti piani di in uno dei tanti palazzi moderni della Grande Città… Gente spesso ‘segnata’ in altrettanta profondità da questa frenetica, ansiosa e spossante regolarità e uniformità di vita.

E mentre penso a questi pensieri che mi fanno pensare… guardo l’ora: le otto e trenta sono già passate, e nessuno si fa ancora vivo! Attendo allora, sempre sereno e soddisfatto, perché così, in qualche modo, è come se fossi io ancora più puntuale del mio cliente! E con pazienza, cammino. Cammino sempre in su e in giù lungo quel marciapiede, in cima al quale, su una diversa pavimentazione (molto più elegante, distinta e resistente del limitrofo monotono marciapiede) sosta, con altrettanta eleganza e pacatezza, una bellissima, pulita, luccicante e… feroce Suzuki GSR! …‘mmazzate!! Che bella che è! Come la vorrei!! E allora… sogno!!!

L’attesa è meno pesante quando si sogna, perché sognando si ha l’impressione di toccare e di vivere per un attimo già nella realtà sognata! E quanto è leggera ed esaltante, la libertà che ti regalano le due ruote!

Insomma, così attendo… e mentre attendo cammino… e mentre cammino sogno quando… ad un tratto, sono richiamato alla realtà. Dal flusso inarrestabile di auto che scorre con noncuranza dietro le spalle, si stacca un motociclista che prende la mia direzione per salire e andare a parcheggiarsi pure lui, su quel tratto di marciapiede grigio, deforme e deformato!

Un motociclista, questa volta non alla guida di uno scooter ma di una moto “normale” che attira subito la mia attenzione per la sua colorazione nera e rossa. Che moto è mai questa? Lì per lì, non riesco a riconoscerla, distratto come sono da quei colori…

HONDA NC750S
HONDA NC750S

“S”, leggo nella parte finale della sigla! Continuo a seguire con gli occhi la scritta che è sotto il serbatoio di questa naked. Il motociclista rallenta un attimo… “Honda NC750S”. Ah, però! Così colorata, non l’avrei mai detto! Interessante…

Honda NC750S
HONDA NC750S

Mi avvicino allora a quest’altra attrazione, ripercorrendo per l’ennesima volta quel marciapiede che, malgrado tutto, con rapida frequenza, si anima offrendo continuamente spunti di vita quotidiana come questo: da uno dei tanti scooter arrivati, è appena scesa una ragazza che ha viaggiato tenendo stretto tra le gambe addirittura un trolley rosa di medie dimensioni! Anche se pigiato contro il muro dell’edificio, un’ultima occhiata nello specchietto di destra è stata d’obbligo per una sistematina ai capelli tenuti a coda di cavallo… e via! La ragazza, ormai pronta, si è fatta pure lei risucchiare dal portone d’ingresso del palazzo!

‘Le hai colorate tu o erano già così?’ – Riconosco infatti le razze della Honda NC750S, le stesse che monta la mia NCX, ma questa sono rosse vermiglio: è la prima volta che le vedo così! Fanno davvero un bel effetto! E mi accorgo che oggi, senza tanti preamboli, quasi sfacciatamente, mi ritrovo ad usare il tu nell’interpellare di petto questo signore motociclista. Mi sento un po’ maleducato per come mi è uscita la domanda, ma è anche vero che tra bikers, anche se a terra, l’intesa nasce immediata! O almeno spero!… E… infatti…

Honda NC750S
Honda NC750S

No. No! Esce così!’ – Fortunatamente, il signore, un po’ più giovane di me, mi risponde con un volto sorridente ed un tono gentile, forse persino sorpreso dalla mia ammirazione: meno male! Non l’ho disturbato, allora! E non va così di fretta, quindi! Non ho invaso, dunque, con la mia irruente domanda ed il mio interessamento, la sua privacy, ossia quella ‘concentrazione ultima’ che precede il match che lo terrà coinvolto anche oggi per le prossime otto ore, dentro al grande palazzo di vetro e cemento!

‘È proprio bella! Non l’ho mai vista in questa colorazione! Complimenti! Scusa se ti ho disturbato, sai, ma… Tu hai la Honda NC750S, io ho la X… Vedo che tu hai il cambio automatico! – Sì, questa nasce solo così, non ha il cambio tradizionale, però puoi usare le palette per cambiare manualmente… – Ah, sì! Come l’Integra!’

Un’altra volta, benché tenti di difendermi alla meno peggio, faccio una figura un po’ magretta (per non dire… di “emme”!), e mi accorgo di quante ‘info’ ancora non ho conoscenza, del vasto mondo delle moto!

‘È bello questo cambio automatico. Io l’ho provato una volta e mi è piaciuto moltissimo – Sì, è molto comodo in città, ma viaggi bene anche fuori: ti diverti proprio con la Honda NC750S

E poi, devo dirti: beve poco questa moto, il ché, è un gran bel vantaggio! Meriterebbe di essere presa anche solo per questo! – Eh, sì, lo so! È la stessa ragione per cui l’ho presa anch’io: a parità di cilindrata costava meno delle altre moto, e poi la Honda NC750S ha dei consumi ridottissimi. Anche la tua fa i 29 con un litro? Io l’ultima volta ho superato addirittura i trenta! – No, beh… la mia consuma un po’ di più: però faccio sempre i 25, talvolta arrivo a 28… Comunque devo dirti: è una bella moto! Sono soddisfatto!!

Già – penso io – Honda NC750S: ‘S’ come soddisfatto!

Honda NC750S
Honda NC750S

Il mio interlocutore ha finito di prepararsi! Ha riposto giubbino e casco nel bauletto posteriore della sua Honda NC750S, ha messo una massiccia e lunga catena alla ruota posteriore e… con tutta calma, continua a sorridermi gentilmente! Che bello trovare persone così disponibili e aperte! E il mondo delle due ruote, è un collante speciale: sicuramente unisce…

Il saluto finale, con un vivo ringraziamento reciproco, il sorriso, la stretta di mano, su quel tratto di marciapiede tanto grigio e deforme… Ecco! Una buona giornata inizia anche così, segnata da una luce diversa, come la luce di quel raggio di sole che, neanche a programmarlo, proprio in quel momento, dopo due giorni di cielo grigio, cupo e piovoso, squarcia ora le nuvole e regala nuovamente pace e serenità a tutti, segnando anche lui, positivamente, il lento susseguirsi dei giorni nella vita degli uomini. Così che ognuno possa dire: “Sì, sono soddisfatto!”.

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