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Fausto Gresini: una polemica ipocrita. La colpa è di tutti noi! Una riflessione sulla polemica che sta montando sui social

Fausto Gresini

Tutti si stanno scagliando contro i giornalisti che ieri hanno fatto una corsa a dare la notizia della morte (non ancora vera in quel momento) di Fausto Gresini. Ma sicuramente la maggior parte di chi polemizza non paga più nulla da tempo per l’informazione. Nessuno pensa che è questa l’origine della corsa al “click” che stavolta  è precipitata nella voragine della vergogna. Leggiamo tutti i giorni notizie senza qualità che non siamo più in grado di riconoscere né dei valutare. Non lamentiamocene solo oggi. Questo è il mondo che ci siamo scelti.

Noi di Motospia avevamo scelto sin dall’inizio di non parlare delle condizioni di Fausto Gresini, ritenendo giusto aspettare che guarisse per dare poi la notizia della sua guarigione. E ieri, quando a notte fonda si è diffusa la falsa notizia della sua morte, abbiamo deciso che sarebbe stato giusto aspettare la mattina seguente per chiedere informazioni ai nostri amici di Aprilia e del Team. 

Quindi ora possiamo permetterci, vista la polemica che sta montando contro chi aveva dato la notizia ieri sera con un funereo anticipo sulla realtà senza curarsi di verificare le fonti, di scrivere le considerazioni che seguono.

Chi si indigna per il caso di Fausto Gresini dovrebbe capire perché si è arrivati a questo.

Sarebbe bello, innanzi tutto, che tutti i leoni da tastiera che in questo momento inveiscono contro i “giornalisti”  e i “media” in generale, riflettessero sul perché siamo arrivati a queste assurde rappresentazioni dell’informazione. 

Molto probabilmente, la stragrande maggioranza di chi ora si scaglia sui malcapitati giornalisti che si sono precipitati a scrivere cose non vere inseguendo un click o una visualizzazione, sono persone ormai abituate a cercare “gratis” le informazioni su internet. Sono persone che mai e poi mai si sognerebbero di pagare un abbonamento a un sito e/o ad acquistare un quotidiano o una rivista. 

Nessuno, soprattutto in questi momenti, si ferma a riflettere che se qualche collega ogni tanto “inciampa” in situazioni simili, che come in questo caso ci fanno indignare per la tragicità intrinseca, la colpa è anche nostra. E per nostra intendo di tutti. Anche e soprattutto di chi ora sui social si indigna. 

Alzi la mano chi compra ancora una rivista, chi paga ancora un abbonamento ad una Pay TV, chi è disposto a spendere per avere una informazione di qualità…

Fare il giornalista era una volta un lavoro dignitoso, con un’etica ben precisa che veniva però ripagata da un riconoscimento economico di pari dignità se e quando riuscivi a farti assumere in una redazione e a passare un esame che creava una vera selezione… Un mondo chiuso in cui era difficilissimo entrare, ma che forgiava professionisti con le palle. Al netto naturalmente di qualche pecora nera. Internet ha abbattuto tutte le barriere, reso tutto più democratico ed economico, tutti possono scrivere (questo è meraviglioso) ma tutti sono costretti a farlo per quattro soldi (se mai vengono pagati).

Chi ha diffuso quella notizia, lo avrà fatto per non più di 5-10 Euro, lordi! E con l’obbligo di scriverla il più in fretta possibile e prima degli altri perché il suo editore vive di click (non riuscendo a vendere abbonamenti a siti e riviste) e i click arrivano copiosi soprattutto se ti sbrighi a scrivere.

La colpa è di tutti noi. Questo è il mondo dell’informazione che abbiamo scelto.

Chi ora si indigna è quasi sicuramente nel popolo dei “cliccatori” compulsivi. Quindi, permetteteci di prendere le difese di tutti i colleghi che sfortunatamente sono caduti in questo mostruoso tranello che è stato piazzato lì dalla sorte.

Perché nessuno di loro aveva più gli strumenti per non caderci. Tutti lavorano ormai senza un paracadute. Si scrive a caduta libera. Perché nessuno (o quasi) è più disposto a riconoscerci la nostra professionalità. Nessuno sente più il bisogno di informazione di qualità. Vogliamo tutto senza dare niente. 

Quindi, prendiamoci quello che viene senza lamentarci troppo. Nel bene e nel male. Ricordiamoci che nella stragrande maggioranza dei casi, ciò che non paghiamo non ha valore. Non possiamo prendercela con chi ci regala qualcosa sei quel qualcosa svanisce dalle nostre mani subito dopo…

Insomma, sarebbe bello che nella sua tragicità, quanto accaduto con la morte di Fausto Gresini, (poi purtroppo reale soltanto poche ore dopo) facesse riflettere tutti noi e ci facesse sentire tutti colpevoli di quanto successo. 

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