Claudio Corsetti
Da molti anni i costruttori europei e in generale tutti quelli non giapponesi, hanno iniziato un progressivo abbandono dei padiglioni del Tokyo Motor Show. Ma quest’anno si è toccato davvero il fondo. Oltre agli stand delle quattro Case giapponesi, delle europee c’era solo un piccolo stand della Vespa. E uno ancora più piccolo e spoglio della Can-Am, a rappresentare tutti gli altri costruttori mondiali. A dire il vero si è vista anche una Ducati Multistrada, ma era nello stand Bosh per mostrare il sistema di assistenza alla guida della Casa tedesca.
La presenza di Case europee a Tokyo non è mai stata imponente. Il Salone di Casa dei giapponesi è sempre stato un feudo difficile da espugnare. Ed in effetti in passato non ricordiamo stand faraonici dei costruttori europei o degli altri grandi player mondiali. Ma bene o male un mezzo padiglione di moto non giapponesi negli anni ’90 e 2000 c’è sempre stato. Purtroppo la crisi ha colpito forte anche il settore moto. E da una decina di anni si è assistito ad un progressivo allontanamento dei “non giapponesi” dal Salone di Tokyo. Prima l’onere della presenza è stato lasciato agli importatori locali, poi sono scomparsi anche quelli.
E l’edizione 2019 ha veramente toccato il fondo. Passeggiando nei padiglioni della fiera, l’unico stand a due ruote non giapponese che si poteva trovare era quello, dignitoso ma minuscolo, della Vespa. Fra l’altro affidato all’importatore locale. Alle sue spalle uno stand ancor più povero (qualche metro quadrato di moquette e null’altro) dell’importatore dei tre ruote canadesi Can-Am.
A dire il vero a Tokyo quest’anno abbiamo visto anche una Ducati Multistrada. Ma era quella usata dalla Bosch per presentare in Giappone i supi sistemi di assistenza alla guida che sta sviluppando per Ducati e per altri costruttori e che dovremmo finalmente vedere in produzione a partire dal 2020.
Cesare Sasso
