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Emozioni in moto: «Mi sembrava di volare»

Il coronavirus ci costringe a stare in casa. Leggere è fra le poche cose che possiamo fare. Per questo abbiamo pensato che potesse essere una cosa gradita a molti lettori pubblicare su Motospia, una al giorno, le storie contenute nell’ultimo libro del nostro Claudio Corsetti “Emozioni in moto”. 

dal Libro “Emozioni in moto” : Mi sembrava di volare.

Un anno dopo il viaggio a Capo Nord, organizzai un “corso” sul vecchio Nürburgring per un gruppo di una ventina di lettori, fra cui Marco, un abruzzese che guidava una potentissima Kawasaki ZZR 1200. Già nel viaggio di andata dall’Italia, percorso rigorosamente in moto, Marco ci aveva fatto preoccupare non poco seminando il terrore in autostrada. Qualunque moto, o peggio ancora auto di grossa cilindrata, avesse avuto l’ardire di superarlo, veniva ripagata con tirate di chilometri e chilometri con la sua ZZR lampeggiante incollata al paraurti posteriore. 

Ad un certo punto, in Svizzera, dove in autostrada vige il rigorosissimo limite dei 120 km/h, è scomparso alla nostra vista. Ha scalato due marce in un colpo solo quando viaggiavamo sereni in gruppo a 100 km/h, per inseguire una Porsche nera che ci aveva passati di slancio in corsia di sorpasso. Per ore non abbiamo più avuto sue notizie, e una volta arrivati in Germania abbiamo cominciato a pensare che fosse stato arrestato. 

Invece no. Arrivò sano e salvo al “Ring” poco dopo di noi, e naturalmente la cena fu l’occasione per raccontare a tutti le sue gesta da “ninja dell’autostrada”. La mattina seguente trovò modo di mettersi in mostra anche in pista, esibendosi in un agghiacciante fuoripista ad oltre 200 all’ora. Per sua fortuna, non certo per scelta ponderata, lo fece nell’unico punto del Nordschleife dove c’è un minimo di spazio di fuga.

Dal racconto di un esterrefatto Mirco Beneventi, che in qualità di istruttore aveva in gestione il gruppo con Marco, venimmo a sapere che era uscito di pista nell’erba, nel tratto più veloce di quel pericolosissimo circuito, nel tentativo di superare in un colpo solo tutto il suo gruppo, capitanato appunto da Mirco, a cui si era letteralmente gelato il sangue osservando la scena dagli specchi retrovisori.

volare

«È più forte di me — si giustificò Marco — non appena vedo un rettilineo io devo spalancare il gas!»

Il giorno dopo trovammo aperto anche il nuovo circuito, il tracciato GP che è praticamente all’interno del vecchio. Dopo una breve trattativa con i responsabili della pista, riuscimmo ad ottenere di girare in esclusiva anche su quella pista per un turno di 20 minuti. La pista tutta per noi italiani, divisi in gruppetti di 4-5 moto, ognuno affidato ad un istruttore che faceva da apripista. Io entro in testa al primo gruppo, e a metà del secondo giro vedo i commissari sventolare la bandiera rossa.

«Eravamo tutti già con i freni in mano impegnati nella dura frenata in discesa che è in fondo al rettilineo d’arrivo — mi spiegò di nuovo Mirco — e ci siamo visti superare un’altra volta a sinistra da quel missile verde in sesta piena e a gas spalancato!» Per fortuna di Marco lo spazio di fuga in quel punto è lunghissimo, ma lui se l’era fatto tutto d’un fiato, galleggiando sulla ghiaia per effetto dell’alta velocità, fino ad arrivare a colpire le protezioni in gomma e rimbalzando indietro con la moto dopo l’urto. 

Se non ricordo male se l’era cavata con una semplice frattura della clavicola. Arriva l’ambulanza nella corsia box, si aprono le porte e noi tutti preoccupati cerchiamo di parlargli, nonostante il suo evidente stato confusionale…

«Marco, come va? Tutto a posto?». 

«Insomma — ci rispose —, un po’ di dolore, ma sono contento lo stesso!».

«Contento?».

«Sì, è stata un’esperienza bellissima, mi sembrava quasi di volare quando la moto ha cominciato a galleggiare sulla ghiaia dello spazio di fuga!».

No, non è come potete pensare. Non aveva battuto la testa… Lui era proprio così.

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