Motospia

Di.Di. SEMPLICEMENTE EROI

Grazie a Di.Di. ho capito cosa vuol dire “Superare a gas aperto” le difficoltà della vita.

Nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscere molte persone che hanno fatto e tutt’ora fanno sacrifici per vivere a tutto tondo la passione motociclistica: si fanno tante rinunce, si posticipano vacanze, si saltano cene e serate con gli amici.

Il motociclismo è uno stile di vita bellissimo, ti regala emozioni uniche, ma a volte ti frega: una caduta in pista o un incidente per strada possono portare gravi conseguenze, in qualche caso anche a perdere una gamba o un braccio. Per un motociclista, perdere un arto voleva dire non poter più guidare una moto.

Ho usato volutamente il verbo al passato: la Onlus Di.Di. (Diversamente Disabili) dal gennaio 2013 offre la possibilità di riavvicinarsi, o avvicinarsi per la prima volta, al mondo delle moto a chi è diversamente disabile 

Il presidente della Onlus Di.Di. è Emiliano Malagoli, motociclista da sempre, che malgrado l’amputazione della gamba destra per un incidente stradale, ha deciso di non lasciare il motorsport. La sua determinazione è stata a dir poco contagiosa e ora contano moltissimi iscritti.

Nel weekend appena trascorso sono stato ospite, invitato dal membro della Onlus Di.Di. Fabio Tagliabue, e ho vissuto la prestigiosa 200 miglia del Mugello dal loro box.

Fabio Tagliabue prima della gara

Il clima di quel box era completamente diverso da tutti gli altri: nessun affanno a ricercare il click preciso per il tempo sul giro; giusto il pieno di benzina, quattro battute da osteria e tante risate. Ogni tanto si scrutava il cielo per capire se montare le gomme da bagnato o le gomme slick, poi accantonate a prendere polvere. Il meteo sfavorevole ha caratterizzato tutta la manifestazione, con continue raffiche di vento e la pioggia battente che non ha mai smesso di cadere. Il circuito del Mugello non è certo facile sull’asciutto, sul bagnato si è da sempre dimostrato un vero incubo per i piloti, tranne per i ragazzi della Di.Di., che non hanno pensato ad altro se non che dare gas.

Circuito del Mugello, poco prima dell’inizio delle gare la pioggia ha inondato la pista

Il presidente Emiliano Malagoli, Daniele Barbero (privo della gamba sinistra) e il testimonial Fabio Massei partivano dalla sesta casella, Fulvio Giusti e Fabio Tagliabue, entrambi con handicap agli occhi, partivano dalla 14esima posizione; Maurizio Castelli (amputato alla mano sinistra) ed Enrico Mariani (senza la gamba destra) scattavano dalla 18esima posizione.

Fulvio Giusti, alla partenza della gara

Poco prima della partenza della gara, tutta la spensieratezza lascia lo spazio alle fredde analisi e il calcolo delle strategie di gara sono l’unico argomento di conversazione. Ascolto, in disparte, e mi rendo conto di quanto tutto avvenga in maniera naturale, dove ogni persona prende parola e completa le frasi del precedente: è un clima talmente raro, nel complesso mondo delle corse, che deve essere salvaguardato.

Daniele Barbero pronto per dare il cambio a Malagoli: tiene la protesi al rovescio per poter piegare di più, anche sul bagnato.

La partenza della gara (ridotta a 50 giri per il meteo) avviene nello puro stile Le Mans: moto disposte a lisca di pesce sul lato destro del rettilineo di partenza, pilota sul lato sinistro che deve correre per raggiungere la moto e partire. Ho assistito a diverse partenze, ma la più bella è stata sicuramente questa: la pioggia battente, i meccanici dall’altra parte che sostenevano le moto, la bandiera nazionale che segnala il via e la corsa verso la moto sono tutti elementi molto romantici. Ho assistito alla gara dal box, in silenzio, osservando i visi che avevo attorno, gli occhi concentrati e ansiosi che fissavano gli schermi dei tempi si alternavano alle mani che correvano veloci sulle moto prima del cambio pilota.

Riunione pre-gara

Ogni pilota poteva girare per un massimo di 50 minuti, e poi il cambio con le moto sui cavalletti. I cambi sono stati senza sorprese, il problema era il pilota rientrato: erano talmente infreddoliti che per scaldarli venivano avvolti nelle termocoperte; le tute erano completamente impregnate d’acqua, malgrado tutti avessero le mantelline antipioggia. Le cadute sono state davvero tante e solo alcuni sono riusciti a tornare ai box, in una gara così difficile era molto prevedibili. Alla fine tutti e 3 gli equipaggi Di.Di. hanno visto la bandiera a scacchi: sesti, noni e dodicesimi in classifica generale, con tempi non così lontani dai primi (tutti team professionisti del CIV).

Al rientro ogni pilota è stato accolto come un eroe, reduce da una battaglia difficilissima.

Da questa esperienza ho imparato una lezione veramente importante: non importa chi tu sia o cosa tu non sia, quando vuoi raggiungere un obiettivo, costruiscilo passo dopo passo, anche se questo comporta andare a 300 km/h, al Mugello, sul bagnato e con le gomme che slittano sullo scollinamento in fondo al rettilineo.

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