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Collezionismo e aste, scendono in campo Bolaffi e Finarte

Complice il fermento del mercato del collezionismo storico degli ultimi mesi sta salendo anche in Italia l’interesse per le aste di veicoli da collezione. Tanto da spingere anche gli operatori italiani, pochi ma di livello, a buttarsi nella mischia. Tra questi Aste Bolaffi e Finarte, che affiancano ora a francobolli, monete e medaglie un dipartimento dedicato ad auto e moto classiche.
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E’ un mondo fatto di passione, cura per il dettaglio e una sensibilità tutta particolare alla storia, al passato di un oggetto. Un mondo che a questi aspetti romantici, in molti casi, affianca anche quotazioni stellari e appassionati dalle disponibilità economiche quasi illimitate. Insomma, le aste di auto e moto d’epoca sono la Champions League del collezionismo e non c’è da stupirsi dei record dei prezzi che frequentemente si leggono sulla stampa.
L’Italia è al centro della scena, in chiaroscuro. Da un lato sono proprio i gioielli della meccanica tricolore (Ferrari ad esempio, ma anche le più umili Vespa in certi casi) a far bella mostra di se sulle copertine dei cataloghi delle aste. Dall’altro, il flusso di veicoli è molto spesso in uscita dai confini del Belpaese. Le grandi collezioni vengono acquistate in asta da ricchi collezionisti esteri mentre i mecenati nostrani (come l’appassionato Corrado Lopresto e pochi altri) scarseggiano o si dedicano ad altri tipi di beni.

Aste Bolaffi apre i battenti a Torino nel 1890, quando un giovane Alberto Bolaffi Sr. passò dagli scambi agli acquisti e alla vendita di francobolli, aprendo l’attività filatelica. (Fonte: Aste Bolaffi)

In ogni caso, il mondo delle aste di auto e moto d’epoca è storicamente appannaggio delle grandi case d’asta straniere, anche se qualcosa sta cambiando. Due nomi storici del panorama italiano delle aste, Aste Bolaffi e Finarte, hanno recentemente lanciato le proprie divisioni dedicate ad auto e moto d’epoca e stanno già preparando i cataloghi per le prime aste, nel 2018.
L’obiettivo di Aste Bolaffi è quello di proporre un’offerta di ampio spettro, che spazi dai primi anni della motorizzazione fino alle cosiddette Young Timer (veicoli tra i 20 e i 30 anni) e alle Instant Classic contemporanee, passando per le classiche anni Cinquanta, i mezzi degli anni del boom economico e quelli degli anni settanta. Scrupolosa la selezione dei lotti, esaminati sulla base di parametri qualitativi estremamente rigidi da professionisti indipendenti.
Finarte sembra invece puntare su aste tematiche legate ad un singolo evento piuttosto che ad un periodo storico preciso e a partnership come quella con Automotive Masterpieces, un archivio digitale che ha lo scopo di raccogliere testimonianze, documenti, fotografie e memoria storica relativi a veicoli rari.
In realtà il mondo dei veicoli da collezione non è una novità per le due case d’aste. Già nel 1991 infatti la torinese Aste Bolaffi, che ha una piccola divisione editoriale ovviamente focalizzata sul mondo del collezionismo, ha pubblicato il “Catalogo Bolaffi delle Automobili Italiane da Collezione”. Finarte, milanese, aveva invece già organizzato nel dicembre 1967 la sua prima asta di automobili classiche.
L’elemento di novità per i due operatori è la scelta di entrare (o rientrare, per Finarte) nel mondo dell’organizzazione di aste anche in questo settore, capitalizzando la lunga e continuativa esperienza con altre tipologie di beni attraverso la creazione di divisioni dedicate.

Una scelta di coraggio. I due operatori si troveranno, infatti, nell’arena con nomi internazionali come Artcurial, Barrett-Jackson, Bonhams, RM Sotheby’s e Mecum che, sulla piazza da tempo, attraggono senza troppa fatica le migliori collezioni e, di conseguenza, i compratori più munifici.

Una Vincent Black Lightning del 1951 fa bella mostra di se nel catalogo di un’asta di Bonhams (Fonte: Bonhams)

Il primo appuntamento? Maggio 2018, per entrambe le case. Aste Bolaffi organizzerà il giorno 23 un evento a Milano, i cui particolari non sono ancora noti, mentre Finarte porterà i collezionisti sul piazzale del Museo della Mille Miglia di Brescia durante la settimana della “corsa più bella del mondo”. Ci sarà da lustrarsi gli occhi e, per qualche fortunato, da rompere il salvadanaio.

Certo, è un fenomeno prevalentemente auto-centrico e le moto difficilmente faranno la parte del leone. Però vedetela così, è un’indicazione di come il mondo sia vario. Nonostante il mercato delle motociclette special vada a gonfie vele (maturo ma non decotto, lo diciamo qui) e abbia un’esposizione mediatica senza precedenti, il pubblico sembra in certi casi desiderare ancora l’esemplare immacolato, conservato come uscito dalla catena di montaggio, oppure preferire una verniciatura vissuta ma originale piuttosto che un’aerografia stupenda ma senza passato.

Un bel po’ di telai salvati dal flessibile, un giorno, ringrazieranno.

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