Motospia

CIAO PAOLO GALIMBERTI

Motospia ricorda Paolo Galimberti, motociclista e soprattutto medico innamorato del suo lavoro. Lo ricorda Giovanna Guiso che con Paolo ha condiviso molte battaglie.

Venerdì, 5 luglio. E’ un afoso pomeriggio di un’estate torrida.

Un giorno assurdo per morire sulla strada investiti da una monovolume mentre si attraversa sulle strisce pedonali per andare al lavoro.

Uno schianto contro il parabrezza di quell’auto, un violento urto sullo spartitraffico e poi più nulla. E’ svanita così la vita del dott. Paolo Galimberti, anestesista rianimatore, coordinatore clinico della Sala Operativa Azienda Regionale Emergenza Urgenza Lombardia.

Un eccellente professionista che ha soccorso tanti infortunati sulle strade salvando altrettante vite. Un medico che ha risposto con entusiasmo al mio invito di intervenire al convegno sulla sicurezza stradale dei motociclisti dello scorso 24 giugno per portare la sua testimonianza su come arginare la strage dei motociclisti. Si era reso disponibile a intervenire anche ad altri convegni per sensibilizzare istituzioni e utenti sulla necessità di agire in tempi brevi per ridurre il numero delle vittime sulla strada.

PAOLO GALIMBERTI
Il dott. Paolo Galimberti, il primo a sinistra, durante il convegno dello scorso 24 giugno a Milano

Un convegno che si era tenuto a pochi passi dal luogo dove lui è stato travolto.

Una strage che non si ferma

Paolo era un punto di riferimento per tutti i soccorritori che sono chiamati ogni giorno, numerose volte al giorno, sulle strade di Milano, popolate da conducenti che hanno fretta di arrivare da qualche parte, distratti da mille pretesti, che guidano male, stanchi, assonnati, e talvolta con la mente annebbiata da alcol e droghe, quasi sempre incuranti degli utenti vulnerabili.

Ogni giorno la città piange le sue vittime le cui vite sono spazzate via in un attimo. E non c’è modo di fermare quest’ondata di incidenti: non aiutano controlli insufficienti, forze dell’ordine troppo spesso assenti, pene lievi che non puniscono sufficientemente chi è responsabile di morti e lesioni gravi, leggi mirate a proteggere i colpevoli e a lasciare senza giustizia le vittime.

Morire così non è destino, non è fatalità. Questo tipo di incidente va previsto e contrastato su quelle strade (ad esempio, a Milano, via Melchiorre Gioia, viale Certosa, corso Sempione) che sembrano tangenziali, dove i pedoni rischiano la vita a ogni attraversamento.

Paolo uno di noi

Paolo Galimberti aveva 58 anni e se ne è andato nello stesso modo in cui ha visto morire centinaia di persone: solo, senza il conforto di una persona cara, su una striscia d’asfalto che non perdona l’errore umano.

La sua dipartita è una perdita enorme per la famiglia, gli amici, i colleghi e tutte le persone che gli volevano bene e lo stimavano.

È una perdita enorme per Milano che lo piangerà per tanto tempo ancora.

 

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