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Calabria: un assaggio fuori dagli schemi  (seconda parte)

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Proseguiamo il nostro viaggio in Calabria. Si torna in sella dopo la notte passata a Mammola e sopratuttto dopo la cena a base di pesce stocco.

L’eccellente cena a base di pesce stocco consumata nel nostro primo giorno in Calabria alla Taverna del Borgo non impedisce di far fuori la colazione al B&B. Anche perché l’intenzione è quella di guidare con la minor percentuale di rettilinei possibile. E per farlo serve energia. Quantomeno, questa viene concordata come scusa ufficiale per mangiare tanto. La meta di oggi è Nocera Terinese, a circa 250 metri di quota, praticamente un balcone con vista sul Tirreno, appena a sud di Amantea. La scelta della destinazione è figlia di una curiosità di ordine gastronomico, della cui soddisfazione vi dirò nel seguito di questo report.

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Colazione in agriturismo.

La distanza potrebbe essere di un centinaio di km, se il nostro scopo fosse “arrivare”. Ma vogliamo  divertirci, quindi dimentichiamo l’efficienza. Dal bed and breakfast ci dirigiamo verso Gioiosa Jonica senza entrare sulla SGC, quindi imbocchiamo la SS501 verso Grotteria. Questa stretta statale ci porta ad attraversare il paese, poi si trasforma in un delirio di curve e tornanti fra i boschi, fino a tagliare l’abitato di Fabrizia e giungere, confluendo nella SS110, a Serra San Bruno.

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Chianalea di Scilla.

Anche in Calabria c’è una rete stradale meravigliosa, ma come in Sicilia la manutenzione lascia a desiderare.

La star del piccolo comune a 800 metri di altitudine è la magnifica Certosa, fondata nell’XI secolo e dove il santo visse gli ultimi dieci anni della sua esistenza. La visita, che ha un suo fascino anche per chi non è particolarmente religioso, è a pagamento. Espletata la parte culturale, se lo stomaco dovesse reclamare, trovare locali che preparano funghi in modo semplice e gustoso non è per niente difficile. Per lasciare Serra San Bruno, una bella strada è la statale 182, da imboccare in direzione ovest e seguire con gusto fino all’immissione in autostrada. Sarebbe stato più piacevole, dal paese, percorrere tutta la SS110 verso nord e risparmiare un po’ di km di A2, ma le condizioni di questa statale sono problematiche e le numerose interruzioni che si prolungano ormai da tempo rendono consigliabile evitarla. Peccato perché, come avviene in Sicilia, in Calabria c’è una rete stradale meravigliosa ma evidentemente mancano i soldi per mantenerla in efficienza.

Sosta all’agriturismo Calabriacubo per scoprire cucina e birrificio.

Comunque sia, la nostra cavalcata autostradale verso nord s’interrompe allo svincolo di Lamezia, dove si procede sulla SP163/1 in direzione di Gizzeria Lido e quindi Gizzeria, Falerna e Nocera Terinese. Divertimento puro in uno scenario bellissimo, la giornata mantiene le sue promesse. La Tracer dà il meglio di sé, sia che si voglia sfruttare la sua elasticità ai bassi regimi, sia che si voglia farla urlare avvicinandosi al limitatore. Maneggevole, precisa, un paio di click in più di precarico per la presenza delle borse le regalano una magnifica neutralità in curva. Ma c’era una curiosità da soddisfare ed è tempo di farlo. Siamo appena fuori dell’abitato di Nocera, all’agriturismo Calabrialcubo (www.fangiano.it).

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Calabrialcubo.

L’idea è di verificare i meriti della cucina, piazzata spesso fra le migliori della regione. Vogliamo sacrificarci, in nome della conoscenza. Ci accoglie Marco Ferrini (che trovate al numero 329/2733721), il titolare calabro-marchigiano che ci racconta il progetto d’integrazione dell’accoglienza con la produzione della sua azienda agricola e – udite, udite! – con un birrificio artigianale chiamato ‘A Magara. Il nome è legato ad una grande roccia, ora inglobata nel perimetro dell’agriturismo. Si racconta che questa fosse l’abitazione di una “magara”, termine dialettale che designa una donna dedita alle arti magiche e che…non disdegna l’alcool.

A petra da Magara.

All’ora dell’aperitivo, niente di meglio di una degustazione di birre.

 I luoghi sono incantevoli, parte delle stanze sono in un ex mulino ad acqua, con la colonna sonora del torrente a creare un’atmosfera davvero particolare. Le zanzare sono inevitabilmente feroci, non dimenticate la protezione. Le moto si parcheggiano all’aperto. All’ora dell’aperitivo, una degustazione di birre dà l’opportunità di una prima conoscenza con i prodotti locali.

Gran belle idee, quasi tutte realizzate in maniera eccellente. Fra le diverse declinazioni, cito Strina Vecchia, affinata nelle botti usate per il Marsala Superiore De Bartoli (il mondo è piccolo, ritrovo praticamente casa!). Oppure Merendella, che prende il nome dall’omonima varietà di pesca con cui è aromatizzata. Bel bilanciamento, profumo che evoca dolcezza, ma in bocca rigore e grande lunghezza, facilità di beva, carbonatura equilibrata, freschezza. Una gioia, come una strada piena di curve ben asfaltate, senza insidie.

La curiosità sulla cucina si appaga poco dopo, scegliendo da una carta dove le materie prime autoprodotte sono la stragrande maggioranza, dai salumi alle verdure. Il tutto offerto a costi solo poco più alti che in trattoria, che garantiscono un rapporto qualità prezzo davvero interessante. Curiosità soddisfatta, promossi Marco e il suo progetto sostenibile e valorizzante.

Si dorme e ci si risveglia avvolti da un silenzio meraviglioso, pronti a fare strada dopo la ricca colazione. Fatto il pieno di cibo, ci si mette in sella per fare il pieno di curve. Via sulla SP93 verso San Mango, Martirano, poi seguendo le indicazioni per Conflenti e Decollatura. All’incrocio con la SP159, andiamo verso Soveria Mannelli. Strada bellissima. Tanto da rifarla in senso contrario ed utilizzarla per andare verso sud: Platania, Lamezia, fino allo svincolo per entrare in autostrada. Una settantina di km, quasi tutti gustosi, con buon asfalto e circondati dal verde.

Al momento di rientrare, via in autostrada fino a Villa San Giovanni.

È il momento di rientrare dalla Calabria in Sicilia. Si è fatto tardi e sarà quindi autostrada fino a Villa San Giovanni, godendo del cruise control della Tracer che sembra tornato in perfetta efficienza. Se invece si avesse tempo, il consiglio è di uscire a Palmi e ripercorrere il tratto di SS18 descritto prima, per pennellare curve morbide mentre il sole riversa tutto il suo arancio nel Tirreno e screzia di colori caldi ogni centimetro di paesaggio. Offre il suo saluto per chiudere un lungo week-end gratificante, poi si tuffa nel mare. A dire il vero, si tuffa dietro la Sicilia, che sembra così vicina da poterla raggiungere senza l’attesa al molo e la traversata. Invece eccoci qui: fila, controllo biglietti ed imbarco. Poco più di venti minuti e poi il traghetto apre la sua bocca sulla terra siciliana. Mi sento a casa. Anche se ho ancora 300 km da fare.

La costa siciliana a Finale.

 

 

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