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Bologna ancora sul tetto italiano di Battle of The Kings, il contest che piace (ma potrebbe piacere di più)

battle of the kings

Giunge al termine la selezione Italiana di Battle of The Kings, la Champions League dei concessionari Harley Davidson che si sfidano nel rendere più belli alcuni modelli della casa di Milwaukee, attingendo dal catalogo accessori ufficiale ma con i soldi contati. Bologna convince di nuovo appassionati e giuria in attesa della finale europea, ma la formula avrebbe bisogno di un piccolo tagliando.

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Ha vinto Bologna, di nuovo. Space Age, interpretazione della Softail Heritage Classic, sbaraglia la concorrenza delle altre 13 concessionarie H-D coinvolte nel contest Battle of The Kings che ogni anno mette in gara la creatività della rete di vendita del marchio americano a livello internazionale (200 concessionari, oltre 30 paesi) e, cosa non da poco, la loro arte di arrangiarsi (il budget per le modifiche non deve superare la metà del prezzo di listino della moto.

Battle of the kings
Space Age, la moto che rappresenterà l’Italia alla finale di Battle of the Kings. Se Neil Armstrong fosse ancora tra noi probabilmente avrebbe già telefonato a H-D Bologna per informazioni

La motocicletta vincitrice trae ispirazione dalla corsa allo spazio degli anni 60 e più precisamente dal 50° anniversario della missione Apollo 11, che sulla moto si traduce in un logo H-D reinterpretato partendo da quello della NASA e nella verniciatura effetto bruciato che vuole riprodurre gli effetti del rientro in atmosfera degli shuttle. Le modifiche di sostanza sono tutte all’insegna dello “street legal” e di provenienza dal catalogo ufficiale H-D: manubrio clip-on, faro anteriore di una V-Rod e alcuni componenti piuttosto vistosi dalla nuovissima collezione after market Dominion (carter motore, manopole, pedane e tappi serbatoio). Qualcosa arriva anche da fuori, come i cerchi Arlen Ness, mentre completa il pacchetto la telecamera posteriore che prende il posto degli specchietti (che però andranno rimontati se non amate le multe).

Battle of The Kings
La moto riprende grafiche e colorazioni tipiche degli shuttle della Nasa, che si sposano bene con accessori aftermarket color bronzo della nuova collezione Harley Davidson Dominion

Ce la farà questa volta H-D Bologna a sbaragliare la concorrenza Europea nella finalissima di Battle of The Kings a EICMA 2019? Difficile a dirsi, ovviamente tifiamo per loro.

Dobbiamo però farvi una confessione. Quest’anno la battaglia ci ha appassionato un po’ meno.
Non per l’idea in se, che mette al centro i dealer e crea una sana competizione che, per una volta, si basa sulla creatività e non sullo sconto sul listino. Secondo noi il grosso guaio di Battle of The Kings è la frequenza annuale. L’immaginazione dei concessionari ha dei limiti fisiologici, chiedere ogni anno di dedicare tempo, energie e soldi a una moto (che devono comunque acquistare anche se a prezzo ultra-ribassato e, alla fine dei giochi, piazzare a qualche cliente) è uno stress aggiuntivo rispetto agli obiettivi di immatricolazione, gli standard di immagine di marchio a cui adeguare la concessionaria, le motociclette demo da comprare e mille altre richieste della casa.

Battle of The Kings
Vi sembra familiare? Colori e alcune forme di Unbroken di H-D Arezzo richiamano quelle della moto vincitrice del contest nel 2017, made in Perugia. Meglio andare sul sicuro, no? In ogni caso non sono stati gli unici a farsi “ispirare”…

Il risultato? Alla lunga i dealer si mettono in modalità risparmio energetico e fanno il compitino: modifiche poco invasive, magari reversibili e di grande appeal per più motociclisti possibile. Ed è così che una delle moto arrivate alla finale di questa edizione ha la stessa colorazione (e qualche accessorio) della vincitrice di due anni fa mentre una delle creazioni più discusse è stata un Road King con poche modifiche ma verniciato verde fluorescente e con uno scudetto (vero) Porsche sul serbatoio e scritte GT3 RS ovunque…

Battle of the kings
Non ce ne vogliano i ragazzi di H-D Brescia ma il “GT3RS Tribute” non ci ha entusiasmato. Niente da dire sulla tecnica o sul colore, ma lo scudetto di Stoccarda sul serbatoio e le decal da track-day proprio non li digeriamo.

Cosa dovrebbe fare la casa del Bar-and-Shield, mettere la battaglia in naftalina? Secondo noi no, è un’iniziativa intelligente che abbiamo applaudito già dalla prima edizione e che nessuna delle altre grandi case replica, puntando tuttalpiù i riflettori sui customizzatori indipendenti acchiappa-like. Quello che suggeriamo è un bel tagliando: rendere la competizione biennale, ritornare al modello di partenza unico per tutti e, perché no, magari aggiungere qualche elemento dinamico alla sfida (ad esempio mettere le finaliste in mano a qualche motociclista di peso per un viaggione on the road). Perché diciamocelo, le moto ci piacciono di più quando girano per strada rispetto a quando sono in una stanza all’esame di una giuria stampa (anche quest’anno abbiamo contribuito con il nostro voto).

Speriamo che questi spunti arrivino a Harley Davidson, magari attraverso la nuova agenzia di comunicazione per l’Italia (che va a sostituire Bob Lonardi e la sua Coast 2 Coast Communication), alla quale facciamo i migliori auguri di buon lavoro.

 

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