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ANCMA: l’associazione serve se non controlla?

Lo abbiamo chiesto a molti operatori soci di ANCMA. Pareri controversi, discordanti, diversi.

ANCMA è l’associazione italiana degli industriali impegnati nel settore moto, componenti e accessori che aderisce e finanzia ACEM che è l’associazione europea che riunisce sotto la propria sigla tutte le associazioni di industriali che nelle nazioni dell’Europa si occupano di mobilità “minore”, per intenderci quella dei veicoli a due, tre e quattro ruote che sono impegnati nel trasporto leggero, parliamo di: motocicli, tricicli e quadricicli, di accessori, abbigliamento tecnico, componenti e parti.

Un’immagine da Eicma 2017, il ricco Salone della Moto, una società di proprietà di Ancma creata dagli industriali del settore moto e bici un secolo fa con il preciso scopo di promuovere la mobilità minore, moto, bici, tre ruote. Oggi è il centro di potere del sistema, grazie ad un giro d’affari molto importante e ricchi profitti negli anni dispari quando non c’è la concorrenza di Colonia.

ACEM non spende bene i soldi degli associati italiani, infatti in un loro recente comunicato dice di aver inviato una folta delegazione alla conferenza sulla guida autonoma intelligente in Canada con una nutrita e costosa delegazione, alberghi di lusso, prima classe sugli aerei, ristoranti , i migliori, visite guidate per passare il tempo.

A pensarci bene che ci “azzecca” ACEM con la guida intelligente … ve li immaginate i nostri motociclisti girare il mondo non toccando più il manubrio?

Ma in ANCMA nessuno si è opposto di fronte a spese che con un motoveicolo non c’entra nulla? E perché si permette a burocrati “fancazzisti” di dilapidare risorse che potrebbero essere usate per fare ricerca sulla nuova mobilità?

Il motivo è semplice: in ACEM oggi la fanno da padroni i tedeschi i quali non vogliono che la ricerca sulla nuova mobilità diventi un patrimonio di ACEM (cioè di tutte le industrie europee) e vogliono che solo aziende tipo BMW e Bosch con WV e Mercedes possano accedere ai ricchissimi finanziamenti che la Comunità europea sta mettendo a disposizione di chi intende fare ricerca.

Le lobby, lo sappiamo, sono molto costose, e, come accade negli USA, sarebbero giustificate se facessero bene il loro lavoro, all’atto pratico fanno molto poco, le associazioni di categoria elargiscono importanti stipendi a burocrati pagati per indirizzare la politica di settore dell’Europarlamento a Bruxelles.

Non lo fanno perché, è sotto gli occhi di tutti, sono senza controllo.

Chi dovrebbe controllare ACEM? Soprattutto le associazioni nazionali che hanno una riconosciuta leadership, nel caso in Europa Italia e Germania. Ma se come abbiamo detto i tedeschi non hanno interesse a fare in modo che ACEM funzioni, chi deve controllare?

L’Italia, e per il nostro Paese l’ANCMA. Che cosa fa ANCMA? NULLA!

Perché? Perché per la nostra associazione c’è la massima disistima degli industriali italiani … perché le regole confindustriali obbligano il cambio della presidenza ogni quattro anni e perché allora il presidente Capelli alla guida di ANCMA da otto anni non riesce a trovare un successore? Perché il direttore generale di ANCMA è praticamente esautorato? Perché alla presidenza del salone delle moto c’è un piccolo imprenditore siciliano che si occupa di bici e che di moto sa molto poco.

Non ci interessa entrare nel dettaglio, ci interessa constatare che ANCMA non controlla ACEM, e questo succede, perché in Italia gli associati non controllano né ANCMA né EICMA.

L’industria motociclistica italiana, fino a pochi anni fa, era considerata, con la Moda, fra i comparti industriali che generavano forte positività nella bilancia dei pagamenti del nostro Paese, oltre che nell’allora ricco bilancio dell’associazione confindustriale.

È vero che da quando siamo passati alla moneta unica, con l’Euro, le associazioni nazionali hanno perso appeal. I giochi infatti si fanno a Bruxelles, ma, per responsabilità dei grandi industriali (Piaggio, BMW, KTM etc) che vogliono confrontarsi solo con i pari grado dei paesi europei, si tende a spingere maggiormente i singoli interessi che quelli del Comparto Moto. Lo spostamento del baricentro ha fatto si che nell’associazione nazionale (ANCMA) siano rimaste figure di secondo piano che oggi trovano spazio grazie proprio allo spostamento degli interessi dei grandi industriali in ACEM, avendo così via libera per presidiare posti di “potere” nazionali .

A noi non interessa chi gestirà le chiavi del nostro settore, interessa che ANCMA cambi rotta, che ci sia un Presidente che non la utilizzi ispirato da ACEM per fare viaggi inutili nel mondo, che decida di chiarire la posizione del direttore generale, una figura che dovrà tornare ad essere centrale per la promozione del Comparto MOTO, che si chiariscano i rapporti con gli industriali di biciclette e che EICMA, il ricco salone delle moto, torni ad essere fucina di idee per la nuova mobilità

Andrea Dell’orto, titolare dell’omonima azienda produttrice di carburatori, valvole e sistemi di iniezione. Il Dr. Dell’orto, grazie ai suoi grandi elettori confindustriali sarà eletto alla Presidenza di ANCMA con le elezioni che si terranno entro la metà di dicembre 2017.

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