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Albania. La finestra di fronte (parte prima)

Un viaggio fra Albania, Macedonia, Kosovo e Montenegro alla ricerca di emozioni di altri tempi. La terza avventura per motospia.it  di Corrado Perricone

 

Albania. Così vicini eppure così lontani. La lontananza non è geografica ma, una volta sbarcati, sembra di essere catapultati lontani nello spazio e nel tempo. La chiusura dall’Occidente imposta dal dittatore Enver Oxa ha generato distanze che, solo nel corso dei decenni futuri verrà (ahimé) annullata nell’ottica della globalizzazione che sta investendo ogni angolo del Mondo.

Eppure Italia ed Albania si sono “incontrate”, nella storia, numerosissime volte. Secondo le più accreditate tesi scientifiche (storiche, archeologiche e filologiche), gli Etruschi sarebbero discendenti di quel popolo Pelasgico, originario dell’Illiria e, dunque, della moderna Albania e di questo ci danno atto Diodoro Siculo, Plinio il Vecchio, Virgilio e Pausania. Ed ancora, l’epoca romana, la “dominazione” italiana durante il secondo conflitto mondiale. Ed ancora, le numerose “enclaves” linguistiche albanesi nella nostra Italia, specie in Sicilia e Calabria (ma non solo) formatesi a seguito dell’emigrazione albanese seguita alla conquista ottomana dei Balcani fra il 1400 ed il 1500.

Nonostante ciò, quando decisi di andare, per la prima volta, in Albania, le reazioni di chi mi ascoltava erano di stupore misto ad un generico atteggiamento di diffidenza quando lo stesso non sfociava nella aperta disapprovazione. Ma si sa, l’essenza stessa del viaggiare in moto è, per molti, origine di disapprovazione e a questa reazione umana ho già fatto il “callo” da tempo immemore.

Lo sbarco a Valona è caratterizzato dalla ricerca del giusto posto dove fare la carta verde “scansando” una pletora di imbonitori che ti offrono “la miglior carta verde dell’Albania”. Valona è una città poco interessante, a tratti grottesca, dove facciamo, però, tutta la necessaria “liturgia” legata all’ingresso in un Paese (carta verde, cambio valute, ricerca wifi) e una decente prima colazione in uno degli innumerevoli kafè del centro.

Lasciamo Valona per immergerci in uno dei panorami più belli dell’intero Paese ovvero il Llogara pass con i suoi 1000 metri di altezza ed un panorama mozzafiato sia sulla costa che sulle montagne.

Albania

La strada attraversa il Parco Nazionale Llogora (Parku Kombëtar i Llogarasë) ricco di foreste (prevalentemente di pino nero) che, a causa dei forti venti, hanno assunto conformazioni singolari come il “Pisha e Flamurit”. La strada richiede attenzione a causa della sua tortuosità (il manto è ormai rifatto) ma le occasioni di distrazione sono frequenti. Bellezze naturalistiche, greggi e viandanti la fanno da padrone insieme ad un costante odore nell’aria generato dai numerosi posti dove vendono agnello arrosto a beneficio dei passanti.

La costa a Sud dopo il Llogara pass è spettacolare.

Albania

La natura selvaggia e una bellezza disarmante del mare cristallino, che ti fa credere di aver trovato un pezzo di paradiso sulla terra, si mischiano con una storia fortemente marcata dalla presenza dei bunker voluti da Enver Oxa per resistere al nemico immaginario. Ben visibile dalla strada, una cavità nella montagna (a livello del mare) dalla quale fuoriuscivano i sommergibili.

Albania

Sostiamo vicino Dhermi in un locale davvero caratteristico posizionato su una impetuosa sorgente di acqua dolce (Foto d.1) dove prendiamo, con estrema soddisfazione, familiarità con la cucina albanese prima di prendere familiarità con una delle spiagge della costa sud.

Karaburum, Dhërmi, Himara, Porto Palermo, Borsch, Ksamil sono i nomi delle spiagge più famose la cui vivacità ed il mare cristallino pretenderebbero una sosta più lunga ma la voglia di “esplorazione” prende il sopravvento perché abbiamo voglia di scoprire uno dei siti più belli dell’antichità ovvero Butrinto. 

Buthroton (Buthrotum per i Romani) era abitata fin dalla preistoria ed in epoca epiriota. I primi moderni scavi archeologici cominciarono nel 1928 quando il governo fascista di Mussolini mandò una spedizione verso Butrinto. Gli scopi, oltre che scientifici, avevano anche ragioni geopolitiche puntando ad estendere l’egemonia italiana nella zona. Dopo che il governo comunista di Enver Hoxha prese il potere nel 1944, le missioni archeologiche straniere vennero bandite. Il lavoro venne proseguito da archeologi albanesi fino a quando, nel 1959, le rovine vennero visitate da Nikita Chruščёv, il quale suggerì a Hoxha di convertire l’area in una base sottomarina !!

La sensazione che si ricava dalla visita è straordinaria. E’ ben visibile la stratificazione architettonica dei diversi periodi e lo scarso afflusso di turisti rende il luogo ancora più magico.

Alla fine della visita, decidiamo di andare in direzione di Gjirokaster passando da Sud per poi risalire verso Nord. Una sorpresa ci aspetta; per attraversare il canale a Sud di Butrinto c’è un traghettino di legno la cui trazione è…..a corda !

Albania

Imbarchiamo le moto e attraversiamo il canale per poi risalire verso Nord con una visione degli scavi dall’alto di una altura che sorge vicino agli stessi.

Percorriamo strade sconnesse che ci danno un primo assaggio degli straordinari panorami che incontreremo, giorni dopo, all’interno del Paese fra mandrie che si spostano sulle strade di comunicazione, improvvisati venditori di ottimo miele e frutta e donne con gerle piene di legna da ardere il cui peso rende il loro passo lento ed incerto.

Arriviamo, dopo una sterrata, ad una delle meraviglie naturalistiche dell’Albania, il Syri i Kaltër (Blue Eye o Occhio blu) ovvero una straordinaria sorgente carsica di un blu intensissimo e di profondità imprecisata che alimenta ruscelli con l’acqua più cristallina che abbia mai visto con tantissime libellule e farfalle che rendono l’ambiente un palcoscenico unico di luci e colori.

Dopo il Syri i Kaltër continuiamo per la SH78 in direzione di Gjirokaster e godiamo di paesaggi di una montagna brulla ed aspra con una strada che esalta il piacere di guida delle nostre cavalcature.

Gjirokaster ci accoglie con le sue caratteristiche case con i tetti di ardesia, i suoi negozietti del centro e i suoi ristoranti che ci riservano sempre sorprese della cucina tradizionale che dimostriamo di apprezzare con comportamenti concludenti che non lasciano altra interpretazione fra gli sguardi sbalorditi degli altri commensali e dei proprietari che assistono al numero imprecisato delle portate che ordiniamo (e che consumiamo) !

La nostra direzione è ora verso Nord su una moderna strada dove i nostri boxer borbottano soavi ma la lasciamo presto per addentrarci nell’Albania delle montagne e dei nidi delle aquile. Ci dirigiamo verso Permet su una strada le cui condizioni ci fanno ben comprendere cosa ci aspetta…. Tratti di strada pessima si alternano a cantieri e a chilometri e chilometri di tratti sterrati. Il piacere di guida è esaltato dall’avere maxi enduro che, pur con il loro peso, si muovono agilmente fra le asperità del suolo. Montagne, fiumi impetuosi, foreste, vallate dai colori forti e dirupi senza guard rail, improbabili incroci con macchine e camioncini che ci vengono in senso opposto ci danno la giusta dose di adrenalina in un alternarsi di attenzione alla guida e godimento degli occhi per tutto quanto ci si presenti davanti.

E così fino a Korçë dove sostiamo per una breve visita alla Cattedrale della Resurrezione.

Albania L’edificio presenta solo opere pittoriche recenti perché venne distrutto durante l’era comunista per poi essere ricostruito nel 1992. Proseguiamo fino al lago di Ohrid e facciamo il nostri ingresso in Macedonia.

La sosta ad Ohrid è decisamente bella. Il lago ed il centro storico sono una attrattiva che vale la pena vedere. In pieno centro storico il famoso platano orientale denominato Chinar. Le dimensioni attuali del platano (già ragguardevoli con i suoi 20 metri di altezza e i 18 di diametro) sono di gran lunga inferiori al passato in quanto, nel 2002, una tempesta lo ha parzialmente distrutto e nel 2012 un’altra parte è rovinata a terra per effetto di una abbondante nevicata lasciando solo una parte alla nostra vista. All’interno del platano si è creata una specie di “stanza” che, in passato, è stata anche sede di un barbiere !

La cena a base di pesce di lago (per noi, provenienti da città sul mare, attesa con malcelata rassegnazione) è una insperata e piacevole sorpresa per le nostre incredule papille gustative.

La mattina successiva il tempo è inclemente e decidiamo di evitare di metterci in strada visto che le previsioni dovrebbero volgere al bello nell’arco di qualche ora e ci concediamo una rilassante sosta nella spa dell’hotel in riva al lago dove alloggiamo.

Ripartiti, continuiamo a costeggiare il lago fino a rientrare in Albania diretti a Tirana via Elbasan. La strada dopo il confine tra la Macedonia e l’Albania è in ottime condizioni e costellata di una quantità incredibile di lavaggi per auto che “pubblicizzano” la loro presenza con costanti getti di acqua che fuoriescono a pressione ed in notevolissima quantità da manichette orientate verso l’alto per creare un effetto geyser ben visibile. Mi chiedo quante tonnellate di acqua vengono sprecate giornalmente per questo “sfoggio pubblicitario” ma si vede che né l’acqua né il suo costo in Albania sono un problema di cui curarsi.

Tirana ci accoglie con la sua guida disordinata, con la sua moltitudine di colori e decidiamo di raggiungere subito l’hotel dove staremo qualche giorno e dove conosciamo il proprietario, Florian, che ci accoglie e che si dimostra sempre prodigo di consigli di visita.

Il centro di Tirana è fortemente caratterizzato dall’architettura fascista. Mussolini e Re Vittorio Emanuele non erano così convinti di impiegare molte risorse in Albania e la sua “tutela” venne affidata a Galeazzo Ciano. Quest’ultimo, per spirito di emulazione, volle fare di Tirana la prova della sua capacità e vi si dedicò anima e corpo per renderla fastosa ed imponente. La grande Piazza Skanderberg con la sontuosa statua equestre, lunghi e larghi viali che ricordano un po’ (in piccolo) l’Eur di Roma si intervallano a monumenti di storia ottomana come il “Ponte dei Conciatori” e la “Moschea Ethem Bey”, piccola ma oltremodo bella.

Il multicolore mercato di Pazari i Ri, le mura del Castello di Giustiniano completano un quadro di indubbio interesse turistico nonostante alcune evidenti brutture come la piramide che doveva essere, nelle intenzioni dei costruttori, il mausoleo di Enver Hoxa oggi, più utilmente, usata come spazio culturale. Merita anche la visita al parco Madh Kodrat e Liqenit dove i chioschi diffondono musiche di Celentano, Al Bano, Toto Cotugno e dei Ricchi e Poveri fra gli sguardi ammiccanti degli Albanesi che rendono omaggio alla nostra italianità proprio con quelle canzoni, per noi inascoltabili ma per loro bellissime, come è bellissima la loro gentile intenzione di dimostrarci la loro vicinanza anche in questo modo.

(continua)

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